Ieri una mostra delle opere, ispirate alla via crucis, di Gianbattista Visconti e dell’opera concettuale di Alfonso Maria Di Stano: un momento di riflessione artistica e teologica
di Virginia Vicidomini
Presentate ieri presso la biblioteca comunale le opere di Gianbattisca Visconti e l’opera concettuale di Alfonso Maria Di Stano, in presenza della direttrice della biblioteca e dell’Informagiovani, Nicla Iacovino, dell’associazione medica Marco Levi Bianchini rappresentata dal vicepresidente Amedeo Rimolo, di Vincenzo Di Stano nelle vesti di moderatore, e di Luigi Rossi, preside della facoltà di scienze politiche all’Università degli Studi di Salerno.
«L’arte concettuale racchiude in sé varie espressioni artistiche all’interno delle quali i concetti e le idee espresse hanno peso maggiore rispetto al risultato estetico e percettivo – ha spiegato Alfonso Maria di Stano attraverso un video – un’opera concettuale è la proiezione di un pensiero all’interno del supporto pittorico». Ed infatti la sua opera esprime un concetto, quello della mancanza di condivisione nei tempi odierni, espresso dalla scritta “Where is the sharing” (dov’è la condivisione), volutamente senza segno d’interpunzione, perché sarebbe forse una domanda destinata a rimanere irrisolta. Ad avvalorare questo concetto è raffigurato il velo in cui fu presumibilmente impresso il volto di Gesù, ma con la mancanza dell’elemento principale: lo stesso volto.
Mostrate poi le nove opere del medico e artista Gianbattista Visconti, dipinte perlopiù ad olio su tela con l’apporto a volte di materiale diverso, liberamente ispirate alla via crucis ed illustrate dall’autore con il contributo interpretativo di Luigi Rossi. Scopo del pittore è stato quello di parlare delle opere sia dal punto di vista delle emozioni che possono suscitare sia dal punto di vista teologico.
Dal “Battesimo di Cristo” in cui le mani e i piedi sono staccati dal corpo forse alla ricerca difficile di qualcosa, al “Tradimento di Giuda” dov’è raffigurato un Gesù imperturbabile e sereno nonostante il bieco tradimento di un Giuda che appare minaccioso, per arrivare infine agli ultimi due dipinti: “La crocifissione” e “La resurrezione”. In quest’ultimo in particolare Luigi Rossi ha enfatizzato la presenza delle donne, spettatrici del momento più significativo e importante nonostante all’epoca la loro testimonianza non avesse valore. Un elemento su cui è stata focalizzata l’attenzione dei partecipanti è stata poi la presenza di una finestra, che questa volta non è buia come in una precedente opera dell’autore, ma raffigura un cielo che s’identifica con metà del corpo del risorto: un messaggio di speranza.
Una rassegna di opere legata quindi all’imminente festività pasquale, dove gli elementi simbolici sono una costante nelle riflessioni pittoriche dell’autore, come la mela mangiata che evoca il male, il melograno aperto i cui chicchi rappresentano le varie comunità e religioni, la farfalla simbolo della risurrezione. Spesso la natura partecipa agli eventi, ad esempio attraverso un’eclissi solare.
Come ci ha riferito lo stesso autore, che da moltissimi anni si dedica con successo alla pittura, la sua attività di medico influisce sui suoi prodotti artistici, come nel caso della presenza ricorrente di arti slegati rispetto al corpo. «Le opere mostrate questa sera sono momenti della passione di Cristo, la mia ispirazione deriva dalla mia esperienza spirituale» ha spiegato Visconti. L’opera su cui sta attualmente lavorando l’artista nocerino s’intitola “Quinto stato”.
Come ha affermato Rossi, nella sua pittura troviamo il tentativo di «destrutturare, per poi ricostruire e trovare una ragione».