L’intervista ad  Angela Tortora, Archeomultimedia, del Liceo Don Carlo La Mura, che ospita l’evento “Officina Scuola”

Mi presento

Mi chiamo Angela Tortora, ho 41 anni e mi sono laureata in Lettere classiche (settore storico-archeologico) presso l’Università di Napoli “Federico II”, con una tesi in Letteratura Greca. Dall’a.s. 2006/2007sono docente di Italiano e Latino presso il  Liceo Classico e Scientifico “Don Carlo La Mura” di Angri.

Ho orientato il mio percorso di formazione postlaurea su due binari:

la valorizzazione e la promozione dei BBCC da un lato, la didattica delle lingue classiche e della storia antica dall’altro.  In entrambi i casi mi sono servita di un denominatore comune: l’applicazione delle tecnologie informatiche e multimediali all’antico.

Dopo, infatti, corsi di perfezionamento e master (ad esempio “saperi storici e nuove tecnologie” presso il Dipartimento di Storia Antica della “Federico II”), mi sono abilitata, a seguito del concorso a cattedra, per le classi di concorso A043/A050, A51, A052. Contemporaneamente alle prime esperienze nella scuola, ho lavorato come ricercatrice presso il Dipartimento di Filologia Classica “F. Arnaldi” dell’Università degli Studi di Napoli, per lo sviluppo di progetti didattici integrati di informatica, storia antica e lingue classiche; poi presso il Centro di Competenza INNOVA per la progettazione e lo sviluppo di prototipi in ambiente XML. Attualmente la scuola secondaria di secondo grado assorbe le mie energie a tempo pieno come docente e funzione strumentale, da tempo impegnata su diversi fronti: innovazione metodologica e didattica, progettazione curriculare ed extracurriculare, valutazione, didattica integrata, RAV, PDM.

1) Didattica e tecnologie: qual è la tua esperienza?

La tecnologia e il “digitale” fanno parte degli strumenti della mia attività didattica, ma sono appunto “strumenti” per veicolare dei contenuti, delle riflessioni, che, soprattutto in virtù delle discipline che insegno, diventano spesso domande di senso, sia per me come docente sia per i miei allievi. Discipline umanistiche e tecnologia sono un binomio relativamente recente: di certo il ricorso alle TIC per la didattica aiuta a potenziare l’interesse e la motivazione degli studenti o quanto meno ad incuriosirli. Incuriosisce, infatti, a primo impatto l’utilizzo per lo studio del pc, del tablet o dello smartphone, normalmente percepiti dagli studenti come compagni del tempo libero, della socializzazione e dello svago. Suscitare il loro interesse, però, non basta. È importante far comprendere che la tecnologia, se utilizzata con criterio e riflessione critica, può essere un valido aiuto per la propria crescita, per la propria formazione, per lo sviluppo e la valorizzazione delle proprie competenze, per la scoperta delle proprie attitudini. Trovo molto efficace, ad esempio, il lavoro che a volte svolgiamo in piccoli gruppi per lo sviluppo di un progetto multimediale: ogni allievo si fa portatore di competenze diversificate (quello che è meno bravo con la sintassi latina, magari è geniale con il trattamento digitale delle immagini o con l’utilizzo dell’uno o dell’altro tool); poi c’è il confronto (più o meno animato!), c’è la discussione, c’è il desidero di realizzare un “prodotto” efficace, perché, oltre che dall’insegnante, sarà visto e valutato dagli altri gruppi della classe. E non saranno generosi o comprensivi! È costruttivo il momento della presentazione dei lavori, dei quali si sottolineano i punti di forza e i punti di debolezza, quali aspetti modificare perché meno efficaci, quali valorizzare perché comunicano nella giusta maniera. È piacevole percepire come Quintiliano o Virgilio divengano “compagni di viaggio”, a volte gradevoli, a volte un po’ meno, ad esempio quando ci si chiede come veicolare ad un pubblico di non addetti ai lavori l’Institutio Oratoria o le Georgiche. È a quel punto che il gruppo fa squadra, impara la cooperazione, utilizza il problem solving, sviluppa un prodotto concreto, assorbe il messaggio degli autori fino in fondo, approfondisce gli aspetti storico-politici di quella data età, si pone domande esistenziali valide per Virgilio, come per l’uomo moderno, impara ad usare meglio dal compagno più bravo quell’app che non conosceva… Suona la campanella e senti qualcuno che dice: “Già è finita l’ora?”.

 

2) Officina Scuola richiama l’idea di una Scuola come bottega: cosa si “costruisce” nella Scuola di oggi?

Credo che la scuola di oggi sia soprattutto scuola di creatività: nonostante le continue critiche al Sistema Educativo, pregne di luoghi comuni e di qualunquismo, in diverse realtà territoriali la scuola rimane, pur nella sua povertà di mezzi, l’unico luogo che offra stimoli reali ai ragazzi. E lo fa con pochissime risorse. Vedo ogni giorno l’impegno di tanti docenti tesi ad offrire sempre qualcosa in più agli alunni, anche se in laboratorio non ci sono attrezzature sufficienti, anche se non ci sono i soldi per le fotocopie, anche se il pc della classe è troppo lento per far girare il tale programma… Nonostante tutto, un modo si trova sempre per arrivare all’obiettivo.

La scuola di oggi è, poi, orientamento alla vita: agli allievi non occorrono dei “trasmettitori di sapere”, ma docenti in grado di guidarli a mettere ordine nel caos della conoscenza, di cui il web è un’efficace metafora.  L’accesso alla conoscenza, ormai, è talmente ampio e a disposizione di tutti, che paradossalmente, senza una guida adeguata, ci si perde come in un labirinto. L’esperienza del docente può essere il filo di Arianna, che aiuta l’allievo a comprendere il caos apparente, a imparare ad attraversarlo, a venirne fuori senza (troppi) danni.

Credo infine che la scuola di oggi sia scuola di relazioni: spesso tra docenti ed alunni si crea, tra alti e bassi, un rapporto di cooperazione, finalizzato ad uno scopo comune, cioè alla crescita della persona. Di fronte a questo alto obiettivo, passano in secondo piano verifiche, valutazioni, voti, orari rigidi, calendari di attività. Mi piace pensare che la scuola sia il luogo dove si realizzi il significato profondo dei termini connessi al processo di insegnamento-apprendimento: il docente conduce per mano l’allievo a prendere la sua propria forma (formazione), lo aiuta a tirar fuori (educare da e-ducere) i propri talenti (quelle che oggi chiamiamo competenze), gli indica la strada (insegnare, indicare i signa) per raggiungere gli obiettivi, anche quando sarà da solo nel percorso che verrà dopo.

 

3) La Scuola non può fare a meno del territorio, con il quale si confronta e con il quale interloquisce, cosa può offrire la Scuola ad un territorio come il Sud?

Come dicevo prima, in parecchi contesti del nostro sud la scuola è il solo (o uno dei pochi) punto di riferimento per i ragazzi. Diventa, infatti, oltre che luogo di apprendimento, anche centro di aggregazione, spazio di socializzazione e condivisione, in qualche caso anche forte richiamo di identità. Formare la persona significa anche formare il cittadino: la scuola, quindi,  ha il dovere di guidare gli allievi a conoscere le altre realtà presenti sul territorio, per educarli al confronto, al dialogo, alla responsabilità, alla cittadinanza. Credo, inoltre, che stabilire collaborazione e sinergia con territorio, “fare rete” insomma, sia un elemento qualificante, nonché la strada da percorrere per il presente e l’immediato futuro: unire le forze consente di raggiungere con maggiore efficacia gli obiettivi. È importante, sia in termini di progettazione comune sia in termini di visibilità, che la scuola stabilisca una relazione continua e reale con le diverse realtà presenti sul territorio, pubbliche e private. La scuola deve “aprire le porte” agli enti locali e alle loro iniziative, alle associazioni, ai movimenti che operano per l’interesse dell’uomo e del cittadino. È una scelta che la nostra scuola ha fatto da tempo e sta raccogliendo i frutti del dialogo che ha intrapreso.

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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