Una ricerca pubblicata su Nature e portata avanti da uno studio ha descritto quella che potrebbe rivelarsi una delle scoperte più rivoluzionarie nel campo dell’oculistica
di Valerio Kohler
Guardando la piccola struttura oculare si va automaticamente a pensare che fornire una terapia in passato sarebbe stato un pensiero quasi utopico; uno sbaglio comune, in quanto si può addirittura tornare indietro a testi di oltre 3000 anni fa, come il Codice di Hammurabi, per vedere riferimenti espliciti alle operazioni oculistiche. E’ stato comunque durante il XIX° secolo, periodo pregno di scoperte e di novità, che l’oculistica è potuta maturare seriamente, intraprendendo interventi più affidabili che in passato.
Difatti è stato negli ultimi decenni che abbiamo potuto assistere a risoluzioni uniche per disabilità come il daltonismo o la cataratta, ed è proprio quest’ultima deficienza ad essere stata trattata con cura da due gruppi universitari, portando a dei risultati senza precedenti. Il team, formato da studenti provenienti dalle università di Osaka e di Cardiff, ha rimpiazzato le cornee mal cresciute di alcuni conigli da laboratorio con alcune completamente mature, attraverso il semplice utilizzo delle cellule staminali, che sono note per la loro adattabilità. Quando sono state impiantate nell’animale, le cellule hanno fatto da tessuto, riparandogli completamente l’occhio da difetti passati. La scoperta, a prima vista di poco conto, ha invece una rilevanza notevole, soprattutto per le persone in età senile che si ritroveranno ad avere degli occhi totalmente ripristinati. Il co-autore dello studio, il professore Andrew Quantock, ha commentato così il successo, finanziato dal governo giapponese: «Il nostro lavoro non solo occupa del potenziale per lo sviluppo di celle volte al trattamento di altre parti dell’occhio, ma potrebbe presentare la base per i futuri esperimenti clinici sulla parte anteriore dell’occhio umano e sugli impianti orientati a ripristinare le funzionalità visive». Nonostante ancora non si possa passare al trattamento sull’uomo, le aspettative dello studio, pubblicato su Nature, descrivono questo passaggio entro i prossimi 3 anni e valorizzano ulteriormente quelle cellule staminali che, soprattutto in Italia, venivano viste con un occhio di riguardo da parte della popolazione.