Facciamo l’ultima chiosa sulle unioni civili, la tormentata diatriba cui abbiamo assistito durante l’iter della legge,
l’ennesima secolare contesa fra guelfi e ghibellini, tanto intrisa di ideologismo che ne abbiamo sentite di tutti i colori, senza che nessuno abbia parlato delle conseguenze pratiche e dell’impatto che le nuove norme giuridiche concretamente produrranno sugli assetti sociali.
Si è volutamente spostata l’attenzione sulle coppie omosessuali e sull’adozione dei figli del partner, così occultando la vera posta in gioco che è ben altra. Non certo gli effetti sull’esigua popolazione omosessuale e sull’ancor più esigua fetta di quelli, fra loro, che abbiano o desiderino avere dei figli ma gli effetti generali sulla fisionomia sociale del Paese sul costume e sugli assetti di potere. Chi ha vinto e chi ha perso eccetera. Mirabile opera di depistaggio o stupidità?
Di certo non hanno vinto gli omosessuali che hanno svenduto la loro più grande ricchezza, la diversità, barattandola con un piatto di lenticchie, il mantenimento, l’eredità, la casa, la pensione di reversibilità, non accorgendosi che così che la società di massa li ha fagocitati, omogeneizzati ed annullati, incantandoli con la sirena dell’Uguaglianza. Ora non sono più un’entità originale definita e distinta, un mondo psicologico e culturale eccentrico, ora sono come tutti gli altri. Alla faccia della conquista epocale. Un’operazione di puro totalitarismo. Perché il totalitarismo è di due specie, quello dispotico che elimina le devianze con il rifiuto palese, l’espulsione, la violenza e l’eliminazione fisica e quello “democratico” globalizzante che si serve dell’assorbimento, dell’Uguaglianza, dell’imbonimento massmediatico, dell’integrazione. L’obbiettivo è lo stesso: neutralizzare la dissidenza.
Di certo, contrariamente a quanto hanno sostenuto le sinistre nel loro meschino e stupido piccolo cabotaggio di divaricare Renzi da Alfano, non hanno vinto i cattolici. Anzi proprio l’eliminazione dell’obbligo della fedeltà, peraltro giusta e sacrosanta, restringerà di fatto ancora di più l’area del matrimonio tra coppie etero. A parte l’esigua schiera di cattolici praticanti che continueranno a godersi il rito solenne in chiesa, l’abito bianco, l’aveMaria di Shubert e il costosissimo festino, perché credono che se no fanno peccato, molti preferiranno l’unione civile al matrimonio, anche solo civile, perché più leggera, meno impegnativa, più facile da sciogliersi, che non gode della copertura penale dell’art.570 del codice penale e per di più non comporta l’obbligo della fedeltà. In definitiva un’ulteriore diminuzione dell’atavico controllo e potere della Chiesa e dello Stato sulla vita intima e personale dei cittadini. Il che a me, da laico convinto e miscredente, mi sta benissimo ma lo dico perchè tutti capiscano qual è la portata reale dell’operazione. Uno spostamento di potere, un altro passo verso l’anarchia e la dissoluzione dello Stato.
Altro che ha vinto l’amore. Ha vinto il mercato.
Gli Amori veri e grandi, quelli che abbiamo conosciuti dalla storia e dalla letteratura, quelli di Paride e Elena, Ettore e Andromaca, Tristano e Isotta, Paolo e Francesca, Cesare e Cleopatra, Orlando e Angelica, Don Chisciotte e Dulcinea, Renzo e Lucia, Napoleone e Giuseppina, Rodolfo d’Asburgo e Alexandrine von Vetsera, Edoardo VIII e Wallis Simpson e tanti altri, umili sconosciuti e segreti, quelli delle sartine e degli operai di fabbrica, quelli dei soldati nelle trincee, non hanno bisogno del riconoscimento della legge e della carta bollata, anzi più rifulgono quanto più sono contrastati, quanto più sono illegali, quanto più sono unici, hanno bisogno di sofferenza e di dolore, rinunciano alle ricchezze ai regni, superano le guerre la peste la mafia il potere l’odio e la morte. Amor condusse noi ad una morte, Caina attende…
Altro che gli squallidi bacetti televisivi degli omosessuali che, sia ben chiaro, non mi fanno né caldo né freddo.
Aldo Di Vito
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