Alla vigilia della sfida con il Sant’Agnello il super tifoso molosso ci ha trasmesso i ricordi e le sensazioni che il mondo rossonero gli evocano: «Se non sono allo stadio mi sento male, la Nocerina è per me un’essenza di vita»
di Domenico Pessolano
Segue la Nocerina da quasi settant’anni, con una passione mai vista in altri tifosi ed è testimone di partite indimenticabili, che ai più sono note solo grazie agli almanacchi. Gerardo D’Aurelio rappresenta il vero e proprio prototipo del tifoso molosso ideale. Alla vigilia del big match con il Sant’Agnello ci ha concesso una piacevole intervista con il garbo e la simpatia che lo contraddistinguono.
– Che emozioni le suscitano i colori rossoneri?
«Sono cresciuto a pane e Nocerina e, ancora oggi, nonostante la mia età, se non vado allo stadio mi sento veramente male. La prima partita che ho visto risale al lontano 1947, quando mi recai a Torre del Greco insieme a mio padre che, anche grazie al lavoro che svolgeva, mi ha trasmesso la passione per questi colori».
– Quali sono le partite che lei ricorda con maggior piacere ed emozione?
«Mi viene subito da pensare ad una delicatissima trasferta di Benevento nel 1977, con Piero Santin in panchina. Era il 23 gennaio, Spada fallì un calcio di rigore, ma poi Bozzi segnò il decisivo 0-1 con un bellissimo colpo di testa. Di fatto, quella vittoria ci consentì di agguantare la salvezza. Non voglio dimenticare, inoltre, lo spareggio per andare in B giocato l’anno successivo contro il Catania. Nonostante la contestazione dei tifosi nei confronti del presidente Orsini riuscimmo a conquistare la vittoria proprio grazie ad una rete di Spada».
– Dopo un paio d’anni di sofferenza, grazie alla nuova società, il calcio a Nocera sembra aver ritrovato una sua stabilità. Qual è il suo parere sul neonato Città di Nocera?
«Mi sono subito fidato della società, soprattutto perché conosco di persona il presidente Nicola Padovano, compagno di tante trasferte e di tante avventure. È una persona obiettiva che punta sempre ad ottenere il massimo. Il Città di Nocera è squadra piena di calciatori fortemente attaccati alla maglia, che vogliono regalarci la promozione in Serie D».
– Sotto l’aspetto caratteriale, questa squadra le ricorda una formazione rossonera del passato?
«Ricordo con grande emozione e piacere sia la Nocerina di mister Caramanno che di Ezio Volpi. Erano due grandissimi allenatori che, grazie al loro carattere, riuscivano a dare un’anima alla squadra. Non a caso, con entrambi la Nocerina ottenne due promozioni in C1».
– Cosa pensa dell’attuale allenatore del Città di Nocera Vincenzo Maiuri e quali differenze ha riscontrato rispetto al suo predecessore, l’esonerato Pasquale Esposito?
«Considero Pasquale Esposito una brava persona, aveva un ottimo rapporto con i calciatori, ma credo che con questa squadra abbia fallito, soprattutto perché non è stato in grado di reggere le pressioni di una piazza esigente come Nocera. Maiuri è un grande lavoratore, conosce bene tutti gli avversari che affrontiamo ed è molto bravo nel leggere nel migliore dei modi la partita».
– Domenica c’è il tanto atteso scontro diretto con il Sant’Agnello. Fino a quanto pensa sarà decisivo?
«Vincere chiuderebbe i giochi, ma se dovessimo pareggiare non dovremmo farne un dramma, visto che manterremo tre punti di vantaggio sui rivali. Credo che la vittoria ottenuta sabato scorso sul campo del Sant’Antonio sia stata di vitale importanza».
– Dal canto delle sue grandi esperienze da tifoso, si sente di dare un appello ai giovani supporters che domenica seguiranno la partita contro il Sant’Agnello?
«Spero che lo stadio sia pieno e ricco di bandiere e di striscioni. Consiglio ai tifosi di aspettare il novantesimo per dare giudizi e di pensare solamente a incitare la squadra, senza inveire contro avversari e terna arbitrale. Per affrontare nel migliore dei modi questa grande partita i ragazzi hanno bisogno di un importante supporto morale».