Le pozzanghere che celano «crateri stradali» non sono più un mistero per i guidatori nostrani, ma il rischio di coglierle in pieno è sempre in agguato. Se vi state chiedendo di chi è la responsabilità, leggete sotto
di Rosa Soldani
L’art. 2051 del codice civile recita: « Ciascuno è responsabile per le cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito». In ottemperanza di questa disposizione, per astratta analogia si comprende bene che la responsabilità per i danni cagionati da insidie della strada ricada in capo all’ente Comune, che gestisce le vie cittadine. Con la sentenza 144 del 2016 del Tribunale di Napoli, la posizione dei Comuni si complica decisamente.
L’orientamento giurisprudenziale maggioritario prevede, infatti, una sorta di onere della prova a carico del guidatore, che deve dimostrare di non aver potuto evitare in nessun modo la buca stradale e deve, altresì , provare il nesso causale tra il danno e l’insidia, affinché sia chiaro il rapporto di causa-effetto tra l’uno e l’altro, sia l’ostacolo un fosso, una mattonella divelta piuttosto che un tombino aperto. In questo caso la responsabilità, definita nel linguaggio giuridico «oggettiva», è imputabile al Comune, che dovrà risarcire il danno. Il Giudice partenopeo ha superato e semplificato questa operazione: con la recente sentenza, che apre ad un nuovo filone, ha in qualche modo invertito l’onere della prova a carico del Comune, interpretando forse più alla lettera il disposto dell’art. 2051. Secondo il Tribunale, il gestore della strada ha non solo l’obbligo di manutenzione, ma anche quello di custodia, per cui è responsabile di omessa vigilanza in caso di danni a terzi . La responsabilità dell’ente è diretta ed automatica, ed è il Comune stesso a dover, in sede di giudizio, provare che il danno sia dipeso da «caso fortuito», cioè imprudenza, imperizia, negligenza del guidatore o del centauro, al quale invece basterà semplicemente dimostrare di aver centrato in pieno il fatidico fosso. Questa sentenza crea un precedente importante in materia di diritto assicurativo e di risarcimento danni in capo agli enti locali, le cui casse sono duramente provate dalle continue richieste di crediti da parte di cittadini danneggiati. Di strade groviera, d’altra parte, c’è ampia testimonianza in tutte le città del nostro comprensorio e la prontezza allo slalom tra le buche stradali non sempre è sostenibile per i guidatori, per cui peraltro -lo diciamo per sdrammatizzare- non è prevista nessuna medaglia per la riuscita nell’impresa. Alla luce delle novità esposte, delle due l’una: inventare una nuova disciplina olimpica o asfaltare più spesso le strade?