A quanto pare no, anzi. I visori per la realtà virtuale sono destinati a diffondersi drasticamente in futuro, arrivando nel 2020 ad ottenere una base di oltre 50 milioni di dispositivi

di Valerio Kohler

Il mercato della realtà virtuale si è trovato in un limbo, un’oscurità dalla quale non è uscito facilmente. Tra pacchetti di sviluppo e prototipi, il visore si è spesso scontrato con una situazione economica incerta per il futuro, nonostante l’evidente attrazione che aveva causato sul pubblico.

Dopotutto la realtà virtuale ci permette di entrare totalmente in un ambiente artificiale, che sia una città, l’Everest o un altro pianeta; basta che ci sia qualcuno che abbia la volontà di svilupparci un programma sopra e il gioco è fatto. Eppure moltissime persone hanno rapportato la realtà virtuale al 3D nei cinema e nelle televisioni: una tecnologia affascinante, curiosa ma scomoda e piuttosto inutile quando si tratta della sua funzione principale. Perché sì, il 3D nelle televisioni è ufficialmente morto, ormai sostituito da funzionalità più interessanti come il 4K, portando anche produttori e distributori come Samsung e LG a lasciarlo soltanto nei televisori di fascia alta. Si possono, in effetti, trovare diversi fattori che hanno portato alla decadenza di questa tecnologia. In buona parte la possiamo attribuire al povero supporto che le è stato dato nel corso degli anni, ma c’è anche una chiara inefficienza del 3D, un mancato coinvolgimento nell’azione, ed è qui che entra in gioco la stessa realtà virtuale. L’immersione. Questa è la vera potenzialità del visore, una potenzialità che non è stata ignorata dal mercato, tutt’altro. HTC, per esempio, è riuscita a vendere oltre 10.000 visori nel giro di 10 minuti, e il dato è ancora più impressionante se si pensa che si sta parlando di HTC Vive, il diretto concorrente del visore più noto sul mercato, l’Oculus Rift. Persino Intel, azienda produttrice di microprocessori e circuiti informatici, è voluta entrare in carreggiata, sfoderando dalla sua tecnologie prioritarie e all’avanguardia. D’altronde dobbiamo anche pensare che non sono ancora arrivati i visori definitivi e commerciali sul mercato ma soltanto dei prototipi scarsamente pubblicizzati e, osservando le stime degli analisti di ABI Research, possiamo capire quanto la realtà virtuale sia ancora in grado di crescere, arrivando all’impressionante numero di 50 milioni di dispositivi entro il 2020. Se le aziende riusciranno a sfruttare le potenzialità inespresse di questo mercato, potremmo riuscire a vedere l’ingresso di un nuovo apparecchio sul mercato, che sarà in grado di cambiare per sempre i media visivi.

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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