Cresce il fenomeno davanti ai supermercati. Per provare a comprendere abbiamo parlato con i protagonisti di questo fenomeno: per lo più stranieri, ma non solo
di Antonio Genovese
Nonostante l’accattonaggio sia da tempo reato aumentano le persone che elemosinano, sopratutto davanti ai supermercati. Abbiamo parlato con commesse, proprietari di centri commerciali e clochard; un mondo eterogeneo con tanti punti di vista diversi. C’è chi li giustifica, come una cassiera a Nocera Superiore affermando: «E’ gente povera e in difficoltà» e chi, come il proprietario di un magazzino a Castel San Giorgio, risponde con la sua politica: «Quando trovo qualcuno ad elemosinare chiamo le forze dell’ordine, tolleranza zero, disturbano i clienti».
Tra queste due scuole di pensiero c’è la testimonianza di coloro che chiedono qualche spicciolo, come un ragazzo africano incontrato a Roccapiemonte che è stato felice di parlare con noi: «Questo per me non è un lavoro, è nata come una cosa momentanea, il cantiere dove lavoravo è stato chiuso. Mi è venuta l’idea di dare una mano con le buste della spesa, ma la gente ha paura di essere derubata. Cosa ci posso fare? Tornare ad elemosinare nel mio paese? Non ci sarebbe nessuno a cui chiedere denaro».
Di poche parole invece una signora di origine caucasica: «Cosa costa dare una mano? Cercare un lavoro? Nessuno ci darebbe un lavoro».
Tra le varie persone c’è anche un italiano che ci spiega «Spesso uso della terra sul mio volto, gli stranieri fanno più compassione. All’uscita dei supermercati un poveraccio può facilmente far leva sui sensi di colpa a persone soddisfatte,fuori dalle chiese la gente spesso non ci lascia niente se non in occasione delle feste e i preti a volte sono molto intrasigenti con noi. Per le vie conviene solo se ti trovi in una metropoli».
Una realtà di degrado che inconsapevolmente passa sotto i nostri occhi ogni giorno, un problema di difficile risoluzione che crea non pochi disagi a commercianti e non solo.