Una riflessione sul mutare dei pensieri e delle azioni dall’età più tenera verso quella della maturità. Quando da figli si diventa genitori
di Carla D’Alessandro
“Quant’è bella giovinezza/ che si fugge tuttavia! /Chi vuol esser lieto, sia: /di diman non c’è certezza.” Lorenzo il Magnifico canta la giovinezza (Canti carnascialeschi), il dizionario parla di “età intermedia tra l’adolescenza e la maturità” della vita. Età dell’audacia e dell’istinto senza la prudenza: categoria della maturità. Per Dante è bellezza e fortezza, tempo della ricchezza nel cuore fiducioso, è “uno stato dello spirito/una intensità emotiva,/” con la bellezza del corpo, Douglas Mac Artur scrive è la “vittoria del coraggio sulla timidezza” (Sulla giovinezza).
Il mondo è lì ad un soffio, le speranze sono tante, la corsa al domani non ammette intralci o deroghe. Il futuro corre sulle note di Chopin, i sogni diventano astri luminosi. Il cielo stellato è guardato dagli innamorati con gli occhi dell’amore e Jacques Prevert verseggia: “I ragazzi che si amano si baciano in piedi/ contro le porte della notte/ (…). I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno/essi sono altrove (…) /nell’ abbagliante splendore del loro primo amore” (I ragazzi che si amano).
Trolley pronto, i giovani viaggiano nell’avventura, nella gioia lasciandosi alle spalle la propria Terra, i propri genitori sapendo che essi li aspetteranno, consapevoli di una inconsapevole eternità genitoriale. La gioventù ha dentro il senso dell’eternità, nulla ha una fine tutto corre sui voli del sempre e solo per sempre. La purezza di questa età porta lontano pur restando vicino. Le sfumature concettuali non esistono, ogni cosa può essere solo nero o solo bianco, le opinioni hanno la certezza della ragione perché la gioventù ha sempre ragione anche sbagliando ma “i giovani hanno la memoria corta, e hanno gli occhi per guardare solo a levante” (G. Verga).
Il tempo scorre e la giovinezza passa, il quotidiano trasforma le realtà e ogni evento porta alla maturità. I capelli cambiano taglio, muta l’abbigliamento, si sposa il primo amore o un amore che è l’Amore, per la vita. Si conosce la gioia e l’ansia per la nascita dei figli ma si rimane ancora figli e si pensa di esserlo per l’eternità.
Gli anni vanno, i genitori vecchi “che hanno visto tramontare il sole tante volte” (G.Verga), volano via. Tutto all’improvviso cambia: non si è più figli, i genitori ovvero l’eternità non ci sono più! Non li puoi chiamare, parlare, ascoltare la loro voce, chiedere un consiglio, fargli una carezza, dargli un bacio, portargli un fiore e dire: «buon giorno, come state?».
Ci sono errori che non si possono riparare, assenze che non si possono colmare, dolori che non si possono lenire, amarezze che non si possono addolcire, silenzi che alzano muri alti che non si potranno più abbattere, che oscurano il cuore ed impediscono il dialogo. All’improvviso ci si rende conto che la propria eternità si è spenta con loro!
Si pensa a quando si correva, si viaggiava e i silenzi scandivano i tempi delle parole da non voler pronunciare. Dopo, si pensa a quante frasi si sarebbero potute dire e non sono state dette. Quanti abbracci si sarebbero potuti dare e non sono stati dati. Si capisce di dover spiegare ai giovani che corrono, dando per scontato l’eternità dei propri genitori che eternità non è, e non lo sarà per sempre perché la proporzione affettiva genitori e figli è una formula magica; “i figli stanno ai genitori come i genitori stanno all’eternità”. Essa ci dice che il rapporto genitori figli è il motore dell’esistenza per la saggezza dei genitori e la purezza della gioventù che non potrà mai essere spenta. I genitori saranno eterni per l’eternità perché a loro volta i figli diverranno eternità all’infinito e anch’essi attenderanno che i figli si ricordino di loro, della loro eternità che non sarà per sempre eternità fisica. La fisicità svanirà per rimanere tale nell’interiorità di ciascun figlio divenuto genitore, che in un circolo di vita diviene ancora una volta figlio per la continuità dell’intera Umanità.