Kirill, il patriarca ortodosso della Chiesa russa, l’incontro col papa cattolico lo aspettava dal giorno in cui si è insiediato, il 27 gennaio 2009.

Il riavvicinamento reale tra le due Chiese, con eccezione dei due incontri che ebbero Paolo VI ed Atenagora: il primo del 1964 quando si videro a Roma, ed in Israele a dicembre 1965 quando revocarono le rispettive scomuniche, è abbastanza recente.
E’ una storia che comincia sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, come ricorda Benedetto XVI nella lettera scritta nel il 19 maggio 2008 ad Alessio II, predecessore di Kirill, annunciando che “Durante il suo soggiorno in Russia, il cardinale Kasper visiterà Kazan’ per venerare l’icona della Madre di Dio che il mio amato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, le consegnò, Santità, tramite il cardinale Kasper il quale riaccompagnò personalmente l’immagine sacra nella sua terra d’origine.”
Benedetto e Kirill si conoscevano da tempo, ed in una intervista televisiva andata in onda qualche anno fa il russo parlava liberamente di condizioni (non insormontabili) per il ritorno della comunione tra le due Chiese, interrotta nel 1054 anche, ma non solo, per la questione cosiddetta del “filioque”.
Una cosa è certa: che se il dialogo dovesse andare avanti, e alcune mosse di papa Francesco in vista dell’anno santo straordinario lo lasciano presumere, la Chiesa cattolica non potrà che trarne benefici. Gli attuali Ortodossi vedono fermarsi – per loro – i concili ecumenici a quello Nicea II, il settimo, tenutosi nel 787. Alcuni teologi ortodossi ritengono siano ecumenici anche il IV e V di Costantinopoli (879-880), ed altri tra loro considerano ecumenico anche quello del 1341–1351, quando si discusse di “esicasmo”.
Dal Nicea II la Chiesa cattolica ha preso una strada tutta sua, che qui non è utile riepilogare, e che l’ha portata distinta e distante dalla visione originale del Cristianesimo rispetto agli Ortodossi e ad altre confessioni, quali la Chiesa apostolica armena. Francesco cominciò il suo pontificato col piede giusto, dicendosi “vescovo di Roma” piuttosto che pontefice massimo.
I problemi per il ritorno alla comunione ecumenica ci sono, ma, se Francesco avrà polso forte con alcune frange dei suoi, non saranno, come diceva Kirill alcuni anni fa, ostacoli insormontabili.

Gigi Di Mauro

Lascia un commento