Il codice della strada individua alcuni casi in cui, proponendo ricorso contro una sanzione amministrativa, si hanno buone possibilità di vittoria. Eccone alcuni
di Danila Sarno
Ormai le città italiane sono invase dalle cosiddette strisce blu, che segnalano all’automobilista i luoghi in cui lo stazionamento del proprio veicolo è subordinato alla corresponsione di una tariffa. Grazie ai parcheggi a pagamento gli enti locali hanno la possibilità di aumentare le entrate del proprio bilancio attraverso i grattini e le pene pecuniarie. Tuttavia la disciplina delle multe per sosta sulle strisce blu dettata dal codice della strada è poco chiara, con enorme disagio dei cittadini cui spesso sono inflitte sanzioni del tutto illegittime.
In particolare, merita attenzione l’articolo 7 comma 8 del codice della strada. La portata di tale norma è stata puntualizzata da un intervento della Corte di Cassazione che, con ordinanza numero 18575 del 2014, ha chiarito che il comune non può comminare multe per il mancato pagamento del grattino se non riserva un’adeguata area destinata a parcheggio gratuito. Attenzione però: non sempre in questi casi la sanzione è nulla, poiché tale disposizione non si applica alle zone definite “area pedonale” e “zona a traffico limitato” e ad altre zone di rilevanza urbanistica, storica o ambientale. A tal proposito, la Corte ha specificato che il comune, per sottrarsi all’obbligo di prevedere parcheggi gratuiti, deve adottare opportune delibere che individuino le anzidette aree esonerate; inoltre, in caso di ricorso del cittadino, grava sull’autorità amministrativa la prova dell’esistenza delle delibere suddette.
Tra i casi più controversi riguardanti il tema delle multe, vi è stato poi quello della sosta oltre la scadenza del ticket. Il ministero dei trasporti in passato ha sottolineato come in tale ipotesi non fosse possibile imporre una multa, ma soltanto richiedere il pagamento di quanto ulteriormente dovuto per il protrarsi del parcheggio. Si sosteneva infatti che il superamento del limite di tempo non fosse una violazione del codice della strada, ma un inadempimento contrattuale. Tale posizione ha provocato una lunga diatriba con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, che sembra essere stata finalmente risolta con una nota del ministero del 2015 in cui si precisa che la multa non risulta illegittima se la sosta è regolamentata da specifico provvedimento comunale indicante tariffe, fasce orarie, differenti veicoli/utenti della strada eccetera. Il ricorso avverso la multa, dunque, potrà essere proposto soltanto nei casi di sosta non regolamentata o nei casi di sosta tariffata a tempo indeterminato. Ad ogni modo, sarebbe auspicabile una revisione normativa, adatta anche allo sviluppo delle nuove tecnologie di pagamento elettronico, che garantisca una maggiore consapevolezza dei cittadini e che eviti che le multe diventino strumento di tassazione indiretta.