Un percorso tra le vicende, i luoghi e gli uomini delle nostre terre, per indagare nella storia e riconoscere, nel flusso delle trasformazioni, i tratti distintivi della nostra civiltà: la civiltà del Mezzogiorno d’Italia
di Rosa Soldani
Grande successo di pubblico ieri sera al Circolo Unione di Pagani per la presentazione del libro “Nella storia del Mezzogiorno d’Italia. Luoghi, Temi, Aspetti letterari”.
Con questa opera alcune delle più importanti penne del nostro territorio hanno inteso omaggiare il professore e storico paganese Fiorentino Di Nardo, per la sua quarantennale attività di storico ma soprattutto di uomo al servizio della cultura, come egli stesso si è definito intervenendo sul finire della presentazione,commosso e soddisfatto, per i suoi personali ringraziamenti. Il libro, a cura del professor Alfonso Tortora, è articolato in tre parti, scritte da autori diversi. Nella prima parte l’autrice Matilde Tortora evoca il ricordo delle condizioni di vita dei bambini negli orfanotrofi delle nostre terre nel secolo scorso: fanciulli costretti ad “estenuanti comparsate”, come le definisce l’autrice, nei funerali degli uomini e delle donne benestanti, obbligati a recitare commozione e sofferenza già realmente vissute sulla loro pelle, o ai quali viene sottratta l’episodica possibilità di aprire l’atteso “pacco”, ornato di tulle e lustrini, dono di un genitore o di un parente. Il racconto, breve ma struggente, è affidato alla voce dell’orfanella Filomena, che torna con la memoria ai momenti di vita vissuta sui versi rievocativi di una canzone di Cohen, “Anthem”, da cui il titolo del racconto. La memoria è il topos dell’intero libro, la cui vocazione è il recupero delle vicende del nostro passato per meglio intendere i segni del presente, come magistralmente sottolineato più volte dal professor Tortora.
L’autore Vincenzo Pepe racconta poi il viaggio a Napoli dello scrittore inglese Symons, poeta maledetto giunto nella città partenopea nella Pasqua del 1897, a 32 anni, in un tipico grand tour ottocentesco. E’ la cronaca, attraverso i versi di quattro liriche, dell’estasi e della melanconia che provoca nel poeta la città di Napoli, così contrastata tra bellezza e torpore, tra gioia e dolore da compromettere la salute psichica dell’artista, affetto da disturbo bipolare della personalità. In tal senso interessante è stato, nel corso del commento alla seconda parte affidato alla preside del liceo scientifico cavese Genoino, dottoressa D’Arienzo, l’intervento del neuropsichiatra dottor Cassano, il quale ha presentato un excursus storico rispetto alla patologia psichiatrica tra i grandi artisti e poeti, da Erodoto ai giorni nostri, spiegando il rapporto dicotomico tra genio e follia che nel tempo ha caratterizzato molti tra i più importanti letterati, pittori e musicisti. Il terzo capitolo è affidato alla penna della scrittrice Melissa Chantal Salerno: è un percorso letterario-linguistico sull’Epistola di Gregorio Carafa, che ripercorre la tragedia dell’eruzione del Vesuvio del 1631. Un trattato di Vesuviologia tra fisica e metafisica in cui, sulla scorta delle fonti classiche di Plinio il Vecchio, viene offerta al lettore una narrazione storico-scientifica del catastrofico evento naturale del XXVII secolo. Il libro, nella seconda e terza parte, è costellato di letture critiche di autori del calibro di Franco Salerno, Claudia Pingaro, Gerardo Sinatore e del professor Tortora che tracciano alcuni percorsi aventi ad oggetto aspetti storici, religiosi e devozionali delle nostre terre, a partire dalle origini di Nocera de’ Pagani, passando dalla storia socio-religiosa di Mercato San Severino in età moderna fino ad arrivare ad un saggio sulla venerazione delle sette Madonne. L’intervento prima di Padre Paolo Saturno, che ha lodato l’opera e i suoi autori complimentandosi con Fiorentino Di Nardo per lo splendido omaggio tributatogli, poi dello stesso storico paganese che ha ringraziato sentitamente il caloroso pubblico accorso e molti degli amici presenti, non tralasciando di menzionarli nero su bianco in una ricca tabula gratulatoria in prefazione al libro, hanno chiuso una serata all’insegna della cultura. La cultura, solo ed unico comune denominatore cui i protagonisti si sono dichiarati da sempre dediti nello svolgimento del loro – diciamo noi – prezioso lavoro intellettuale.