La Cassazione ha chiarito che diffondere offese tramite il famoso social network equivale a farlo a mezzo stampa. Prevista un’aggravante con multa o reclusione fino a tre anni
di Danila Sarno
Quella che stiamo vivendo è l’era dei social network. Twitter, instagram, facebook ed altri consentono di “socializzare” la propria vita ed incrementare il numero dei rapporti interpersonali. La bacheca facebook, in particolare, è uno spazio pubblico dove poter condividere istanti della giornata ed esprimere opinioni.
È libertà di rendere note le proprie impressioni su avvenimenti di qualunque tipo, talvolta degenerando, purtroppo, in vera e propria libertà d’insulto. E tuttavia, non molti sono consapevoli delle conseguenze cui si va incontro se si utilizza una rete sociale virtuale per offendere l’altrui reputazione. Chi penserebbe mai di rischiare una pena pecuniaria o addirittura l’arresto?
Eppure è così: in conseguenza del progresso tecnologico ed informatico, la Corte di Cassazione ha fornito una linea guida disciplinare per quelle situazioni in cui il reato della diffamazione viene ad intrecciarsi con l’uso degli strumenti social, imponendo la stessa aggravante della diffamazione a mezzo stampa (prevista all’articolo 595 comma 3 del codice penale), ossia la reclusione da sei mesi a tre anni o una multa non inferiore a 516 euro. Difatti , con la sentenza n. 24431 del 2015, la Suprema Corte ha precisato che “la condotta di postare un commento sulla bacheca facebook realizza la pubblicizzazione e la diffusione di esso, per la idoneità del mezzo utilizzato a determinare la circolazione del commento tra un gruppo di persone comunque apprezzabile per composizione numerica, di guisa che, se offensivo tale commento, la relativa condotta rientra nella tipizzazione codicistica descritta dal terzo comma dell’art. 595 c.p.”.
In passato la giurisprudenza aveva già individuato altri reati di ingiurie e diffamazione che, essendo commessi a mezzo di internet, richiamano l’aggravante in questione. La diffamazione avvenuta tramite facebook può rientrare tra tali modalità di utilizzo di internet non soltanto perché richiede l’applicazione di risorse informatiche, ma soprattutto perché anch’essa è idonea a “coinvolgere e raggiungere una pluralità di persone, con ciò cagionando un maggiore e più diffuso danno alla persona offesa”. Per questo, esattamente come accade con l’utilizzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, i social network rischiano di degenerare in strumenti capaci di aggravare ed amplificare fenomeni quali bullismo, denigrazioni e offese, facendo sì che essi abbiano un impatto più doloroso su chi li subisce. Dunque, è consigliabile prestare attenzione a ciò che si pubblica sul proprio profilo facebook, soprattutto se si tratta di critiche fatte alla leggera. Utente avvisato, mezzo salvato!