Tra festeggiamenti e abbuffate c’è stato ovviamente il tempo dei buoni propositi per il 2016 e per il CEO di Facebook questo sarà l’anno delle invenzioni

di Valerio Kohler

Mark Zuckerberg ormai non è rinomato solo come inventore storico, personaggio chiave per la diffusione dei social network, ma recentemente è diventato un idolo di intere generazioni. Questo grazie a delle scelte che hanno fatto di lui un filantropo. Certo, la famiglia Zuckerberg non è mai stata estranea alle donazioni, anzi, ma con la decisione di donare gradualmente il 99% delle azioni in beneficenza, pari a 45 miliardi di dollari, ha attirato un’attenzione mediatica sconvolgente.

Da lì sono partiti ovviamente dubbi e sospetti su queste scelte, ma hanno scalfito in maniera irrisoria la loro reputazione. Con queste storie in mente è normale aspettarsi che Zuckerberg sarebbe tornato alla carica per parlare dei buoni propositi per il 2016, e difatti è quello che è successo. Il buon Mark, in un post pubblicato su Facebook il 3 gennaio, ha prima di tutto voluto parlare dei suoi impegni per quest’anno; impegni piacevoli, legati alla lettura e a cose disimpegnate dal lavoro; dopodiché ha lanciato la bomba: “La mia sfida personale per il 2016 è quella di sviluppare una semplice intelligenza artificiale che possa gestire la mia casa e che possa aiutarmi con i miei progetti. Potete pensarla come al personaggio di Jarvis in Iron Man. Comincerò facendogli riconoscere la mia voce per poter controllare ogni cosa in casa – musica, luci, temperatura, ecc. Gli farò capire come riconoscere il volto dei miei conoscenti all’ingresso per aprirgli direttamente la porta di casa”. Naturalmente la cosa non verrà realizzata in maniera definitiva, ma è più che altro una sfida personale per il CEO di Facebook; una sfida che, in ogni caso, viene proposta indirettamente anche agli aspiranti sviluppatori e programmatori. C’è però un fattore da tenere in conto, ed è quello della privacy, della sicurezza e dei pericoli causati dalla IA. E’ vero, da quanto abbiamo visto finora il controllo delle macchine ci permette di vivere in maniera più semplice; un esempio lampante è il famoso prototipo della Google Car, la macchina senza autista: in oltre 2 milioni di chilometri percorsi il veicolo è stato vittima di 11 incidenti, tutti peraltro causati da agenti esterni. Il vero problema non è quindi quello di temere un futuro distopico alla Terminator, dove le macchine ci controlleranno attivamente, ma quello di vivere in un futuro dove certe cose verranno sviluppate con la dovuta cura; e guardando le sovraccitate Google Car, non possiamo che aspettarci un legame con le macchine ben diverso da quello cupo e tetro che tanto ci è stato raccontato in passato, fortunatamente.

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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