Rigenerare l’organismo dopo gli eccessi delle feste? Bastano alcune dritte su come cucinare questi preziosi ortaggi e il “gioco” è fatto
di Annamaria Norvetto
«Per chi vuole cominciare l’anno nel migliore dei modi e eliminare le tossine accumulate durante le festività, appesantite da grassi non sani e leccornie ipercaloriche, un valido aiuto arriva dal carciofo, un alimento “spazzino” che aiuta a pulire il fegato e a disintossicarlo». Lo ha dichiarato Sara Farnetti, medico internista specializzato in nutrizione, in un’intervista all’Adnkronos.
Il miglior modo di ottimizzare gli innumerevoli benefici nutrizionali del carciofo sarebbe consumarlo crudo, e prolungarne l’assunzione almeno per sette giorni. Un menu depurativo di una settimana a base di questo ortaggio verde aiuterebbe a eliminare i danni causati dagli stravizi alimentari delle festività. «Contiene la cinarina – spiega la dottoressa Farnetti – che attiva i processi di disintossicazione delle cellule del fegato e, se preferito crudo, ha anche un effetto diuretico. Aiuta a frenare il colesterolo, rallenta l’assorbimento degli zuccheri, accelera il metabolismo dei grassi ed è un potente antiossidante».
I carciofi rappresentano una vera e propria miniera di principi attivi e vantano particolari virtù terapeutiche. In pochissime calorie, essi apportano calcio, fosforo, potassio e magnesio e hanno proprietà digestive e tonificanti preziose per l’organismo. Il modo in cui si cucina il carciofo è cruciale per amplificarne o distruggerne gli effetti benefici: bisogna evitare di bollirlo perché questa particolare cottura altera la qualità della cinarina.
«Il carciofo va mangiato crudo in insalate, carpacci o anche liquido – conclude Farnetti – usando l’estrattore e aggiungendo una carota e il limone, per sette giorni. In questo modo facciamo riposare il fegato e l’aiutiamo a recuperare dopo le abbuffate. Anche la sera ci si può preparare una tisana con le foglie di carciofo. In alternativa, va bene anche una frittata. L’importante è non fare il carciofo bollito, perché in questo caso si perdono le qualità della cinarina e si assimilano invece gli zuccheri».