Due brani del musicista e compositore di Nocera Superiore sono nell’ultimo lavoro discografico di Simone Carotenuto. «Amo la potenza della musica partenopea mista allo stile della musica da camera»
«E’ divertentissimo il fatto che a volte mi ritrovo in giro, per lavoro o per diletto, e sento cantare musiche che attribuiscono a Simone Catotenuto, e invece sono mie». Esordisce così, con un sorriso, Vincenzo Volpe, musicista di lungo corso, contrabbassista e chitarrista.
Anche l’ultimo album di Carotenuto, infatti, ha al suo interno due brani di Volpe: “Aizamm ‘sta tammorra“, che era anche il titolo del suo album precedente, e “Vient ‘e tammurriata“, che invece è il titolo dell’ultimo lavoro discografico del noto artista di ethnofolk e sperimentale.
Vincenzo Volpe nasce come musicista classico, maturando, attraverso l’esperienza dell’orchestra, come contrabbassista prima e come chitarrista dopo, quella sensibilità musicale che gli permette di coniugare vari stili e generi che mantengono sempre una precisa idea, quella di sottolineare il senso poetico della vita. Fondatore di diversi gruppi musicali, teatrali ed associazioni varie, si è sempre distinto per il suo impegno sociale mettendo sempre a disposizione la sua esperienza per superare i limiti delle condizioni imposte. Ha da sempre coltivato la passione per la composizione che lo ha portato, in tempi piuttosto recenti (2005) a sperimentare le prime produzioni discografiche. Nel 2007 approda alla sua prima importante raccolta di brani pubblicati nell’album “Buona notte e sunature” , dove si presenta come autore di testi e delle musiche, e che sta facendo conoscere con il gruppo, parimenti da lui fondato, “Ensèmble liceum“.
Lo stile del gruppo è quello della musica da camera coniugata alla potenza di quella popolare, che a tratti varca i confini del mediterraneo per approdare nel sud America, dove le armonie sofisticate ma pieni di ritmo tendono a disegnare profondi stati d’animo ricchi di materia emotiva. Un qualcosa che sta a metà tra Nuova compagnia di canto popolare e Pino Daniele, insomma: molto gradevole e coinvolgente da ascoltare.
Quattro gli elementi che accompagnano Volpe nel gruppo: oltre a lui (chitarra e autore delle musiche), ci sono Francesco Amato alla chitarra; Rosario Trivellone al violino; Giustina Gambardella alle percussioni, e la potente voce di Concetta Giordano.
«Mi piace comporre – spiega Vincenzo – mi viene naturale. Mi viene invece più difficile cucire versi alle mie note. La melodia napoletana, che era poesia pura che ben si calava nell’ambito musicale, ultimamente, come è noto, è stata decisamente straziata. La mia impresa – se così possiamo chiamarla – è il recuperare il patrimonio settecentesco e ottocentesco. Soprattutto la parte lirica che io cerco di far convivere anche con dei contenuti, dei messaggi concreti. La bellezza del testo, insomma – conclude il maestro Volpe – cantato in una maniera moderna lasciando intatto il legame con il passato».