Premessi tutte le infinite giaculatorie e gli insulsi luoghi comuni che si ascoltano quotidianamente in televisione

o si leggono sui giornali in merito alla grave crisi che il mondo sta vivendo ad opera dei sommovimenti politici dell’area medio asiatica, tipo guerra sì o guerra no, integrazione o espulsione, accoglienza o respingimento, islamici o islamisti, e dopo di aver pronunziato le dovute condanne ed esecrazioni e gli inorridimenti di rito causati dalle decapitazioni e dagli attentati terroristici e manifestato pena e compassione per le vittime e per le moltitudini di poveracci che a centinaia di migliaia cercano rifugio in Europa per scampare ai massacri, alle persecuzioni e alla fame che regnano in casa loro, tutto questo acciocchè qualche cretino non mi tacci di apologia del terrorismo o di razzismo o di salvinismo, provo a fare qualche osservazione e a ricordare certe cose accadute qualche tempo fa e che in qualche modo, a mio avviso, hanno a che vedere con ciò che sta succedendo.
Io non credo che le religioni abbiano alcuna efficienza determinante nella conflittualità fra Oriente ed Occidente, intendendo per tali le aree geografiche che si trovano al di là e al di qua di Costantinopoli, l’attuale Istanbul, una conflittualità che data da molto prima che si stabilizzassero le grandi religioni monoteistiche, basti pensare alla guerra di Troia, al tentativo dei Persiani di sottomettere la Grecia, alle imprese di Alessandro, all’Impero Romano, agli Unni, alla guerra Greco-Gotica, all’invasione islamica della Sicilia e di gran parte della Spagna, alle Crociate, alla Riconquista, all’Impero Ottomano, al colonialismo seguìto all’emergere dell’importanza del petrolio, e via discorrendo.
Semmai le religioni servirono sempre da paludamento e da copertura dei moventi reali di volta in volta perseguiti dai vari popoli conquistatori, che sono quelli fondamentali insiti nella natura umana: il potere, il prestigio, la ricchezza (come possesso di terra, di beni, di denaro, di schiavi e di donne). Del resto la religione nasce proprio dall’esigenza dell’umanità di chiamare esseri potenti e sovrumani a portarle aiuto nel conseguire potere e vittoria sulla natura, sulle calamità, sulla malattia, sulla morte e sui nemici.
E servono anche da mezzo di diffusione pubblicitaria e da dopante e galvanizzante per affrontare la morte, grazie alla promessa di una vita migliore nell’al di là, un paradiso che per i mussulmani non è fatto di spiritualità luce e contemplazione come quello dantesco, ma è ben più carnale e gaudente di gioie e felicità terrene.
Sta di fatto che tra il 1096 e il 1099 ebbe luogo la prima Crociata, indetta da papa Urbano II su istigazione dei cristiani d’Oriente e propagandata da Pietro l’Eremita al grido di “Dio lo vuole”. Il premio per chi partecipasse era l’indulgenza plenaria di tutti i peccati. Guarda caso, la maggior parte dei cavalieri e dei soldati erano francesi e belgi. I santissimi Crociati, dopo la conquista, prima di Antiochia e poi di Gerusalemme, massacrarono tutta, dico tutta, la popolazione sia mussulmana che ebrea delle due città, alcune decine di migliaia di inermi innocenti, passarli a fil di spada ce ne vuole, i massacri durarono parecchi giorni e si narra che al termine i crociati erano esausti e ò barcollavano camminando fino alle caviglie nel sangue delle vittime che scorreva per le vie della città. Prima di allora i fedeli delle tre religioni vivevano tranquillamente insieme a Gerusalemme.
Altro che non si uccide in nome di Dio. Dice, ma è accaduto mille anni fa. E che vor dì? Può darsi che qualcuno se ne ricordi e si vuole vendicare. Noi lo abbiamo fatto per primi, quando ci sentivamo forti ed ora diciamo che non si fa perché ci sentiamo deboli, non deboli di armi, perché non è solo con le armi che si vince, ma deboli di spirito di fede di cultura e di coraggio.
I nostri dei ora sono il dollaro ed internet in nome dei quali non si muore e non si vince.

Aldo Di Vito
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Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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