Cristiano Cremone, giovane chirurgo che si sta perfezionando nella capitale francese, è figlio del senologo Luigi: una telefonata di un amico lo ha fermato a casa poco prima che si recasse per una passeggiata proprio verso il locale

di Enrica Granato
Cristiano Cremone è un giovane chirurgo di 34 anni, nocerino doc, che da qualche anno vive e lavora a Parigi. Sta frequentando il dottorato in Scienze biomorfologiche e chirurgiche con grande soddisfazione e tanta passione perchè l’amore per la medicina scorre nel sangue di famiglia. Il padre, infatti, è il noto e stimato specialista di interventi tumorali al seno Luigi Cremone che, dopo aver per anni operato al “Santa Maria Incoronata dell’Olmo” di Cava, è da poco approdato al “Ruggi” di Salerno.

Vissuto fin dalla tenera età a Nocera Inferiore e trasferitosi poi insieme alla famiglia a Cava dei Tirreni, ha deciso di abbandonare la terra natia per inseguire il suo sogno e perfezionare il suo percorso in uno dei più importanti ospedali della capitale francese. Lasciando, però, dietro di sè una scia di amici affezionati e sinceri che la notte del 13 novembre –nell’apprendere dell’attentato rivendicato dall’Isis al cuore di Parigi- hanno immediatamente rivolto a lui i loro pensieri.
Tanta l’apprensione, sapendo che la sua abitazione dista 1 km dal locale Bataclan (dove un commando di tre persone, durante un concerto degli Eagles of Death Metal, ha ucciso 87 giovani), e tanti i messaggi e le telefonate per cercare di mettersi in contatto con lui per saperlo al sicuro.
Fortunatamente, Cristiano sta bene. E lo deve ad una telefonata giunta poco prima che lasciasse il suo appartamento: aveva deciso di uscire per una passeggiata ma un amico (venuto a sapere dei sei attentati coordinati che hanno colpito lo Stade de France, bar, ristoranti, fino alla storica sala da ballo) gli ha intimato di restare a casa.
Della strage che avrebbe vissuto in diretta, il giovane chirurgo ha seguito la diretta in televisione, al sicuro, osservando dalla finestra la presenza della polizia in strada fino a notte fonda.
Solo il giorno dopo ha potuto davvero realizzare quanto accaduto. Secondo la sua testimonianza, infatti, Parigi ha ripreso a vivere cercando di tornare alla normalità: lungo le vie della capitale c’erano i soliti sportivi che praticavano jogging, le persone che camminavano,…eppure qualcosa era cambiato. Si percepiva quel silenzio che di domenica mattina a Parigi è inconcepibile, tanto il caos provocato dal vociare delle persone o dalle auto che sfrecciano.
«La Francia – ha dichiarato -è un paese che accoglie al suo interno tante, tantissime nazionalità. Dall’ Italia alla Spagna, all’ estrema Russia, ai paesi dell’Africa e del sud America. Perché? Semplice. Rispetto per le persone. Quello stesso rispetto che tante volte non c’è nei paesi stessi da cui proveniamo. Si, da cui proveniamo perché anche io sono uno di questi. Accolto in un paese da tanti descritto ostile, quando davvero non lo è. Un paese che ha cercato di aiutarmi in ogni modo, e tante volte al dì là della burocrazia. Una delle esperienze più belle e formative della mia vita, condivisa anche con tanto di quei fratelli arabi che sono qui per lavoro. Persone gentilissime e sempre cordiali. Talvolta questo enorme spirito di fratellanza viene messo in discussione da alcuni eventi. Di certo attimi di terrore hanno caratterizzato la sera e tutta la notte di venerdì scorso. Polizia ed ambulanze che hanno corso tutto il tempo avanti e indietro. Il quartiere dove abito, il Marais, normalmente uno dei più vivi di Parigi, deserto. La mattina arriva lentamente. E la città é deserta. Neanche la polizia. La prima pattuglia all’arco di trionfo trovata mentre vado a lavoro. E oggi, domenica… Il Marais , il quartiere ebraico, chiuso il sabato ma che pullula di persone la domenica con tutti i negozi sempre aperti, oggi è diverso. Si sente la voglia di ripartire e di non farsi piegare, ma si sente anche quanti sono vicini alle vittime di questa follia e non se la sono sentita di aprire. Noi, qualunque nazionalità, gli siamo vicini non bisogna mai dimenticare gli infiniti buoni esempi che ci fanno ricordare quanto questo paese ha sempre professato… Liberté, égalité, fraternité… Sempre».

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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