Oggi lascio spazio alla mia vicedirettrice, al suo primo editoriale. Su un tema importantissimo: la scuola.
La Scuola, “la buona scuola”: quanto ci ha fatto pensare, riflettere, dibattere e prendere posizioni, anche se la partita ancora si sta giocando e tra pochi giorni sapremo se riusciranno a chiudere il cerchio, a far quadrare i conti, ad accontentare o scontentare. Di certo, non è finita qui. Staremo a vedere, ma mentre attendiamo l’evoluzione o la stabilizzazione della neonata legge 107/2015, conviene non perder di vista quella che è già “la buona scuola” e quella che lo era ancor prima.
La scuola, la nostra scuola, è fatta, per la “stragrande maggioranza”, da insegnanti che ogni giorno entrano in classe pronti non a “dare” ma a “costruire”. Docenti che trasformano la lezione in un momento di confronto, di dibattito, di creazione ne ho conosciuti tanti attraverso i social e anche di persona in occasione di eventi particolari. Mi riferisco, per esempio, al Meeting “Docenti Virtuali” o alla Manifestazione “Smart Technology Days” presso Città della Scienza a Napoli oppure il Concorso Internazionale “Global Junior Challenge” organizzato ogni due anni dalla Fondazione Mondo digitale o ancora durante i periodi di formazione che ho svolto a Firenze, Montecatini, Napoli con l’Indire.
Queste iniziative portano alla ribalta quella “buona scuola” che parte dal basso, dal lavoro di persone competenti che hanno curato la loro formazione per metterla al “servizio” della scuola. Sì, proprio al servizio. Ho ascoltato racconti di docenti che hanno dovuto superare mille difficoltà e rimetterci di tasca, pur di partecipare a questi momenti di forte aggregazione e scambio di idee, metodologie e competenze.
La scuola è cambiata. Educare nell’era del digitale vuol dire svolgere un’azione culturale che parte dall’idea di rinnovamento della scuola, intesa non solo come spazio fisico, ma anche e soprattutto come piattaforma per lo sviluppo delle competenze. Gli obiettivi che noi insegnanti ci poniamo, che la scuola si pone al termine dei diversi cicli di istruzione restano gli stessi: competenze degli studenti, apprendimenti, risultati e impatto nella società sia come individui, cittadini e professionisti. Ciò che è cambiato è il metodo. Oggi,la metodologia affianca l’evoluzione e mostra come sia importante che i giovani acquisiscano agilità mentale, competenze trasversali, capacità di poter vivere, un giorno, il loro futuro, da attori protagonisti e non da personaggi complementari se non addirittura da comparse.
Annamaria Bove