L’imprenditore nocerino analizza dettagliatamente la proposta del presidente dell’Inps e ne sollecita l’accoglimento da parte del Governo. Toccare un’elite di 250mila persone rafforzerebbe la fiducia degli italiani 

«Buonasera, sono Paolo Di Florio». Esordisce così la mail che l’imprenditore nocerino, dottore in economia con master alla Bocconi, ha indirizzato al presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
«Voglio segnalare – continua Di Florio – il mio totale apprezzamento per la proposta del presidente dell’INPS di ridurre in qualche modo le pensioni più alte non formatesi col sistema contributivo, per garantire un reddito minimo agli ultra-cinquantacinquenni disoccupati. E chiarisco perché:

·è corretta sotto il profilo dei diritti individuali: le pensioni formatesi col sistema retributivo non sono “diritti acquisiti” ma “regali acquisiti”. Certo è da non toccare una pensione anche di 50.000 euro/mensile formatasi col sistema contributivo perché è la giusta rendita finanziaria di versamenti effettivamente fatti. Inoltre in ogni caso vengono preservate le pensioni non particolarmente elevate;
·è corretta sotto il profilo sociale: si leva qualcosa a chi può permetterselo per sostenere chi sta pagando più duramente la crisi economica. E, ancora di più, questo qualcosa che si toglie, non deriva da versamenti fatti, ma da un regalo che la comunità sociale, in base a delle leggi che quando furono fatte si poteva pensare che avessero una sostenibilità finanziaria (ma erano vicine al sistema della famigerata Catena di Sant’Antonio), ha fatto e continua a fare ai titolari di queste pensioni attraverso i vari tipi di prelievo fiscale cui è sottoposta (imposte sui redditi, imposte sui consumi, tasse ed accise varie);
·è corretta sotto il profilo della politica economica: se l’obiettivo è stimolare i consumi (come è stato giustamente fatto con gli 80 euro, con l’innalzamento del limite dei contanti a 3.000 euro, con l’abbattimento di una serie di imposte e tasse, e via discorrendo), allora 500 euro nelle tasche di un disoccupato ultra-cinquantacinquenne si trasformeranno sicuramente interamente in consumi, mentre nelle tasche di un pensionato ad alto reddito di sicura per una certa percentuale diverranno risparmio e non consumo, risparmio che, tra l’altro, investito ad esempio in fondi di gestione patrimoniale potrebbe finire addirittura in operazioni di speculazione finanziaria o in fondi azionari e/o obbligazionari esteri, quindi fuoriuscendo dal circuito economico nazionale.
Infine, una manovra di questo tipo non ridurrebbe il “clima di fiducia” degli italiani, ma lo rafforzerebbe! Si ridurrebbe forse la fiducia dei circa 250.000 soggetti toccati dalla riforma, ma si rafforzerebbe la fiducia degli altri circa 50 milioni di italiani che finalmente vedrebbe un governo che per gli interessi della collettività non si tira indietro nel colpire le corporazioni, anche potenti, che difendono le loro rendite di posizione a danno della nazione e la fanno rimanere ingessata (non per niente – conclude l’imprenditore nocerino – ho letto che la Camusso avrebbe dichiarato più o meno “ma questo Boeri ha l’ossessione delle pensioni d’oro”)».

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