Il professore Alfonso Amendola, ordinario della cattedra di sociologia degli audiovisivi sperimentali all’università di Fisciano, parla di “Information overload”
di Pierangelo Consoli
«Siamo sotto attacco, non c’è modo di sottrarsi. Questo “stato di caos” è nell’ordine delle cose, in virtù di una fase transitoria che il genere umano sta attraversando. Inoltre, questa fase iperdigitale, va intesa come una sfida, non come un limite, soprattutto in relazione ai linguaggi creativi».
Il professore Alfonso Amendola, ordinario della cattedra di sociologia degli audiovisivi sperimentali all’università di Fisciano, esplicita quello che in neuroscienza è noto come “Information overload”, ovvero, quel fenomeno per cui il cervello umano è invaso da una mole d’informazioni che non è, del tutto, in grado di processare.
-Il linguaggio, oggi, è più strutturato o è semplicemente più confuso?
«E’ più strutturato, anche se ci appare più confuso. L’arte può aiutarci, attraverso la sperimentazione, a comprendere meglio ciò che sta accadendo, facilitando la metabolizzazione».
-Secondo lei la scuola deve fornire un’educazione all’audiovisivo?
«No, forse dovrebbe, ma non può. Non solo per i limiti oggettivi e strutturali che la affliggono, ma perché essa rappresenta un sistema incapace di assorbire il cambiamento in tempo reale».
-In che modo i ragazzi più giovani possono disciplinarsi nell’eventuale scelta dei contenuti?
«L’unico modo che hanno è quello di confrontarsi tra loro, di creare dei luoghi di confronto reale, delle micro comunità, in cui trovare, se è possibile, dei maestri, in grado di guidare questo processo, e di fornirgli le chiavi per una corretta lettura di ciò che li sovrasta. Naturalmente quest’ultimo passaggio non deve essere frainteso, non sto parlando di comunità settarie, mi riferisco alla normale attitudine dei ragazzi a stare insieme, parallela e non isolata dal resto della comunità».
-Ultima domanda, tipo di futuro s’immagina?
«Immagino che siamo chiamati a superarci, che le persone siano spaesate è normale, fa parte del grande ibrido che ci tocca vivere, e il sistema non ha nessuna intenzione di facilitarci il compito; il punto è che siamo immersi in una fase di forte cambiamento sociale e, per selezione naturale, non tutti possono uscirne vincitori, una parte farà uno scatto in avanti, tutti gli altri resteranno indietro».