Erri De Luca (ex Lotta Continua) e il caso TAV: quando il silenzio fa più rumore di una ruspa
di Pierangerlo Consoli
Erri De Luca è stato condannato. Non dalla corte di giustizia di Torino, non ancora almeno: l’accusa ha chiesto otto mesi di reclusione, ma il giudice non si è ancora espresso in forma definitiva. Ma da un certo establishment culturale, si.
Non si tratta di libertà di parola, non solo, ma della libertà di un uomo di rivendicare e di non abiurare il proprio passato, la propria storia personale.
De Luca ha fatto parte di Lotta Continua, non lo ha mai negato, e a differenza di molti suoi ex compagni, non ha voluto far passare questa sua appartenenza come una frivolezza di gioventù, marcarne le distanze, quasi a volersene scusare. Si può non amare il De Luca scrittore, anche se non ora, non qui era un vero gioiello, una scultura di carta, in cui ogni parola era scelta come tessere di un mosaico; forse non è un tessitore di grandi trame, ma stilisticamente molto ha da insegnare a quasi tutti i suoi colleghi nostrani.
Poco o nulla, in ogni caso, si può rimproverare al De Luca uomo, all’intellettuale, con cui si può non essere d’accordo, ma non si può certo affermare che non abbia sempre mostrato una sua coerenza, autolesionista persino, non è mai sceso a patti col sistema che in qualche modo rappresenta. Erri De Luca è così, un vecchio militante, con convinzioni profonde quanto le rughe che gli solcano il viso, raramente è banale e questo non gli viene perdonato. La LTF (Lyon-Turin ferroviaire), la società che ha vinto l’appalto per costruire la TAV in val di Susa, si è accorta che tutta l’operazione è un disastro economico, e forse l’errore più grave è stato immaginare che gli abitanti se ne sarebbero stati a guardare l’avanzata del mostro. Impotente il colosso industriale ha deciso di individuare in De Luca un capro espiatorio, di provare a “colpirne uno, per educarne cento”, di puntare il bersaglio più grosso per paura di non riuscire a centrarlo. Ma è tutto legittimo, sotto un certo punto di vista, se non legittimo, in qualche modo, logico, quello che non ti aspetti è la fuga, il silenzio, l’assenza, non solo dei compagni di un tempo che oggi sono diventati così influenti, ma dei colleghi,l’intellighenzia, oggi tocca a quello coi baffi, al sessantottino, domani…