Gli occhiali denominati Enchroma, come l’omonima azienda americana che li ha ideati, hanno scatenato la diffusione di video commoventi e virali da coloro che cercavano da tempo una cura
di Valerio Kohler
Una nuova speranza per gli ammalati di daltonismo: arrivano sul mercato le lenti Enchroma, che permettono al daltonico, apparentemente, di distinguere chiaramente i colori e ogni sua sfumatura, portando a un’illusoria “cura” del difetto vissuto.
Quest’invenzione ha, però, i suoi limiti: la persona a cui manca totalmente un cono non ha comunque la possibilità di distinguere alcuna differenza, con o senza gli occhiali. Il costo dovrebbe variare dai 350 euro ai 600 euro, a seconda dei materiali e del tipo di montatura.
La scoperta del daltonismo ha un’origine decisamente casuale: ci troviamo nel 1798 e John Dalton, famosissimo studioso inglese, volendosi preparare per un’importante riunione di quaccheri (un movimento cristiano), si reca al mercato. Giunto a destinazione, decide di comprare dei bellissimi calzini di color marrone. Eppure, sorpresa! Qualcuno gli fece notare successivamente che i calzini erano, in realtà, di un decisamente meno sobrio color rosso sangue. Da qui partirono vari studi, che culminarono nell’articolo “Extraordinary facts relating to the vision of colours” (“Fatti straordinari legati alla visione dei colori”).
L’anomalia colpisce i coni (cellule presenti sulla retina dell’occhio, adibite a distinguere forme e colori) di oltre 300 milioni di persone nel mondo e fortunatamente, da diversi anni, esistono apparecchi adibiti a eludere il daltonismo, come lenti a contatto e occhiali, che riescono a compiere vagamente la stessa funzione degli Enchroma. La differenza si trova, però, nell’avanzamento tecnologico.
In ogni caso una dichiarazione risalente ad aprile da parte di due scienziati dell’università di Washington, Jay e Maureen Neitz, ha ravvivato la speranza di chi vedeva un’altra possibile realtà, quella relativa ad una cura.
Attraverso diversi studi ed esperimenti protrattisi per anni, con il sostegno di “Avalanche Biotechnologies” (azienda dedita alla correzione di gravi difetti visivi), gli scienziati sono giunti all’ipotesi di poter testare le prime cure sugli esseri umani nei prossimi 2 anni, attraverso la terapia genica (un rimedio che consiste nell’inserimento di materiale genetico all’interno della cellula malata, per curarla).
Il trattamento ebbe, nel 2007, un esito positivo con delle scimmie daltoniche. A questo punto si può soltanto attendere che questa realtà diventi accessibile anche per gli esseri umani.