Saviano ha fallito perché è stato connivente nel reato di rendere accattivante lo status di criminale. La serie televisiva è diventata vero e proprio oggetto di culto tra i giovani

Roberto Saviano ha perso.
Dal 2008, anno di pubblicazione del libro Gomorra, inchiesta sulla criminalità organizzata campana, in cui il giovane giornalista si prefiggeva di smascherare certe meccaniche della camorra, di fare i nomi degli appartenenti, di raccontarne vizi e improbabili virtù, sono passati sette anni, e l’opera di Saviano è diventata un brand. Uscito ampiamente dai confini della carta, quel marchio ha accompagnato opere diversissime, che poco o nulla hanno avuto a che fare con l’inchiesta originale.

Il film di Garrone, gli adattamenti teatrali, fino a diventare una fortunatissima serie televisiva.
In tutti questi innumerevoli passaggi si è perduto sempre qualcosa. Se inizialmente l’opera di Saviano dovette, forse, spaventare l’organizzazione, sovraesponendola ad un’attenzione internazionale poco gradevole, col tempo ne è diventata sub strato culturale, iconografia, elemento di riconoscimento, auto esaltazione, appartenenza ad un mito, galvanizzazione.
E Saviano è rimasto a guardare, cedendo ad una comprensibile vanità, si è di volta in volta arrampicato su specchi sempre più irti, per smarcarsi dalla responsabilità di aver fallito un bersaglio che in qualche modo inizialmente aveva centrato.
Ha fallito perché è stato connivente nel reato, grave, di rendere accattivante lo status di criminale. Soprattutto la serie televisiva è diventata vero e proprio oggetto di culto tra i giovani. Essi ne citano a memoria le parti, conoscono le storie dei personaggi e ne assumono gli atteggiamenti.
Da nemico dei padri, Roberto Saviano è diventato il miglior amico dei figli.
Questi ragazzi di strada, che se ne vanno in giro con la pistola in mano e Gomorra in bocca, aspettano con ansia di sapere che succederà all’Immortale, alla famiglia Savastano, a Salvatore Conte. Sognando per loro un destino simile. Se l’intento dello scrittore napoletano era, come ha sempre sostenuto, quello di smontare la Camorra, di renderla oggetto di consumo a bassa scadenza, di smascherarla anche, mostrando le nudità dei re di Camorra, è evidente che nella sua catena ideale, qualcosa si è bloccato nel mezzo, che l’obiettivo è sbiadito sullo sfondo di un mezzo accattivante, escogitato per lasciarlo passare.
Per questo l’intellettuale Saviano ha perso, e forse non c’è nemmeno più tempo per fermare la giostra.

Pierangelo Consoli

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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