L’allarme lanciato dagli storici dell’arte della soprindentenza Beap di Salerno e Avellino: il loro numero è stato drasticamente ridotto da nove a tre. A rischio un immenso patrimonio storico e artistico

Scatta l’allarme alla Soprintendenza Belle arti e Paesaggio di Salerno e Avellino.
I funzionari storici dell’arte in servizio presso l’organismo di tutela hanno infatti evidenziato, con un’accorata lettera trasmessa anche alla stampa, che dopo l’approvazione

Anche San Giovanni in palco, a Nocera Inferiore, rientra tra le opere che non sarà più possibile tutelare assiduamente dopo la riduzione dell’organico degli storici dell’arte
dei nuovi organici per le soprintendenze sarà ridotto da nove a tre unità, rendendo di fatto impossibile la tutela del patrimonio.

«Il territorio di competenza della Soprintendenza BEAP per le province di Salerno e Avellino – scrivono gli storici dell’arte – è relativo alle due province con un’estensione che copre gran parte della Regione Campania e racchiude realtà di altissimo valore storico ed artistico che richiamano espressioni di civiltà e di culture di passo europeo, dall’Alto Medioevo all’Età Moderna, come la Costa d’Amalfi, la Badia benedettina di Cava dei Tirreni, l’Abbazia di Montevergine, il Vallo di Diano, Solofra, per citarne solo alcune.In questo ambito territoriale vi sono opere d’arte d’inestimabile valore – il cui elenco anche parziale dà il senso della straordinaria ricchezza, articolazione e diffusione – la cui tutela ha richiesto, e richiede, un numero di professionalità competenti non esiguo. Attualmente le numerose e diverse attività previste dal decreto legislativo n.42/2004, che si saldano sotto il nome di Tutela, vengono esercitate da nove funzionari storici dell’arte, numero già di per sè insufficiente per far fronte, oltre alla tutela del territorio, anche alla conduzione dei seguenti servizi: ufficio catalogo, ufficio vincoli, archivio fotografico, servizio educativo, ufficio furti, ufficio prestiti e mostre, struttura operativa per emergenza eventi calamitosi».
I funzionari mettono anche in evidenza come altre province abbiano una situazione invece decisamente rosea: «realtà altrettanto importanti quali la SBEAP (Soprintendenza Belle arti e Paesaggio, ndr) per il comune e la provincia di Napoli e la SBEAP per le province di Caserta e Benevento, anche con l’esclusione dei musei presenti sui rispettivi territori, alcuni dotati di autonomia ed altri ormai rientrati nel Polo museale della Campania, sono state dotate rispettivamente di dieci e di quattro unità. Un quadro così delineato determina da un lato un preoccupante smantellamento e depotenziamento dell’attività di tutela del patrimonio storico-artistico presente in Campania meridionale, così faticosamente costruita negli oltre trenta anni successivi al terremoto del 1980. Dall’altro, l’assenza di musei o di istituzioni statali storico-artistiche a sud di Napoli implica un processo di mobilità forzata verso Napoli di ben sei unità, attualmente in servizio presso la SBEAP per le province di Salerno e Avellino, che si ritroverebbero in esubero. Pertanto, gli scriventi chiedono che non venga disperso il bagaglio di esperienza e conoscenza messo al servizio della tutela del patrimonio storico-artistico del territorio e di riconsiderare la dotazione organica degli Storici dell’Arte della Soprintendenza BEAP per le province di Salerno e Avellino, incrementandone il numero di unità».

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