Ci perviene, e volentieri pubblichiamo, la lettera aperta di una delle persone che in questi anni ha avuto modo di apprezzare la presenza sul territorio e l’operatività di don Ciro e, dalla notizia del trasferimento ad Angri del sacerdote, semplicemente chiede: Perché?
Ascoltando mia madre, e non solo, ho notato un grosso sconcerto da parte del gruppo che, indirizzati e spronati dalla coinvolgente capacità organizzativa di don Ciro Galise, si sono improvvisamente ed inspiegabilmente trovati privi del loro “pastore”. Al di là di qualsiasi tipo di polemica bigotta che non mi appartiene certo per cultura e modo di essere, malgrado ogni mio sforzo interpretativo, non riesco a cogliere il significato pratico, teologico e/o sociologico del motivo di tali trasferimenti. Sicuramente non è una scelta ad personam dal momento che diversi altri ministri di chiese locali e afferenti alla curia nostra vescovile hanno subito lo stesso destino.
Facendo riferimento alla realtà che specialmente don Ciro è riuscito a creare con dei centri di accoglienza sociale, come il “buon samaritano”, che hanno sicuramente una grossa valenza da un punto di vista umano e sociale riuscendo a distogliere ed allontanare anche se per poche ore settimanali tanti ragazzi dalla loro triste realtà della strada, e che hanno potuto conoscere il significato vero della carità cristiana “elargita” in modo sicuramente gratuito, ma sentito, grazie al coinvolgimento di signore, professionisti, imprenditori, studenti, uomini di cultura non solo religiosa ma soprattutto laica convinti e coinvolti solo dalla parola di un vero parroco che ha interpretato lo spirito che anche e soprattutto il Santo Padre ci dimostra con la sua grande semplicità. Sforzandomi di esimermi da qualsiasi mia conclusione che potrebbe risultare affrettata o di parte, sarebbe necessariamente opportuno dare soddisfazione e spiegazione ai tanti “perché” che si pongono tante comunità. Temo fortemente che tutto ed il tanto che è stato costruito in questi anni da questi “eroi sconosciuti” possa dissolversi.
Federica Fortino