A breve gli autori dello studio inizieranno uno studio, per valutare quale sia l’effetto di una miscela derivante dall’estratto di lupino, che servirà, ci dice la Terruzzi, “a capire se nell’uomo è in grado di agire attraverso una somministrazione per via orale, ossia ingerendola più che iniettando la sostanza. Ma da quanto abbiamo appurato, la conglutina dovrebbe resistere agli enzinmi, superando la ‘barriera’ stomaco e quindi mantenendo la sua attività dopo l’assorbimento”. Insomma il legume, gettonatissimo tra i consumatori di tutte le età, diventa un nemico del diabete.  
Il 2010, del resto, è stato l’anno d’oro del lupino: il seme giallo è stato al centro di diverse ricerche nel campo della nutrizione, che lo hanno promosso persino come alimento in grado di ridurre il colesterolo. Come lo studio che ha provato la sue proprietà preventive nei confronti delle malattie cardiovascolari, per cui l’Unione Europea ha finanziato un progetto di ricerca chiamato Healthy-Profood. Uno degli obiettivi principali di quest’ultima ricerca è lo studio delle proprietà nutrizionali del lupino. La valutazione sperimentale della riduzione dei livelli di colesterolo da parte delle proteine del lupino bianco è stata saggiata sugli animali e, precisamente, su ratti a dieta con caseina e colesterolo.
I risultati sono stati sorprendenti: riduzione del colesterolo e contemporanea regolare crescita degli animali. Ma a consacrare in modo ufficiale il potere del seme antico nella lotta al diabete di tipo 2, è lo studio del San Raffaele, condotto in collaborazione con i Dipartimenti di Sport, nutrizione e salute e Scienze molecolari agroalimentari dell’università degli Studi di Milano. La glicoproteina conglutina-gamma, così si chiama questa preziosa sostanza alleata della salute, può “contribuire a migliorare il metabolismo del glucosio”.

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