Senza supporto finanziario dall’estero, la Nazione non riuscirà ad avviare un possibile circuito virtuoso. Ma l’elemento fiducia in questa particolare fase storica è ai minimi termini
La situazione greca, anche alla luce del risultato del referendum di domenica 5 luglio 2015, è in una situazione di stallo/confusione totale.
La fiducia reciproca tra Governo greco, Commissione europea, Banca centrale europea (BCE) e Fondo Monetario internazionale (FMI) è a livello zero, o quasi.
Non c’era volontà, c’è n’è ancora meno dopo “l’esercizio di democrazia” dello scorso 5 luglio in Grecia di buttare altri miliardi di euro nel pozzo senza fondo della Repubblica ellenica.
Quanto innanzi, pur con tutte le considerazioni sulla indiscussa ed apprezzata storicità della Grecia, sulla sua appartenenza a pieno titolo all’Unione europea ed al club dell’Euro, nonché su quelle sulla indiscussa sovranità del popolo greco nella determinazione del suo futuro.
Il Fondo Monetario internazionale (FMI) ha quantificato in 60 miliardi di euro le necessità finanziarie della Grecia nell’arco dei prossimi sei anni.
La mia proposta/soluzione della “transitoria” crisi finanziaria che devasta la Grecia parte dalla considerazione che questa nazione europea (11 milioni di abitanti ed appena il 3% del PIL comunitario), senza supporto finanziario dall’estero, non riuscirà ad avviare un possibile circuito virtuoso. Ma, come detto, l’elemento fiducia in questa particolare fase storica è ai minimi termini e questa situazione di stallo totale pregiudica ogni tentativo di saggia, lungimirante risoluzione del problema.
Come superare l’empasse? L’Unione europea, attraverso i suoi “bracci operativi” potrebbe finanziare non lo Stato greco direttamente, bensì i proprietari delle abitazioni esistenti nella Repubblica ellenica che, salvo errore, hanno una consistenza di circa quattro milioni di unità.
Ipotizzando un finanziamento medio di 15.000 euro per appartamento – con scadenza a medio/lungo termine e a tasso d’interesse minimo – si impegnerebbe un monte capitale pari a 60 miliardi di euro, tanti quanti previsti dall’FMI per “tirar su” la Grecia nei prossimi sei anni.
In contemporanea, il Governo greco potrebbe decidere ad horas un’imposta patrimoniale tra il 10 ed il 15 per cento sul valore delle abitazioni dei suoi concittadini, tanto da farsi trasferire i 15.000 euro (in media) erogati dai “bracci finanziari” dell’Unione europea.
In questo modo il circuito necessità finanziarie/erogazioni di cassa per la Grecia si chiuderebbe senza collegamento diretto tra Governo di Atene ed enti finanziatori europei. Il Governo di Atene dovrebbe ovviamente garantire il buon esito della restituzione dei prestiti (finalizzati) ai privati.
Eccezione presumibile: i cittadini della Grecia non fidandosi dei loro governanti , non sarebbero disponibili ad accettare una imposta patrimoniale e ad intermediare le risorse comunitarie ricevute dovendo impegnare parte del loro patrimonio.
Risposta amara ma dovuta: i cittadini della Grecia non si fidano dei loro governanti (applauditi a maggioranza con il recente referendum) e dovrebbero fidarsi tutti i cittadini europei, a suo tempo già bastonati con il quasi azzeramento del valore dei titoli dello Stato greco nel 2012?
Questa proposta/soluzione, se resa operativa, contribuirebbe a risollevare le sorti finanziarie della Grecia e, di certo, aumenterebbe il grado di fiducia e reciproca comprensione tra le “distratte”, “svogliate” Istituzioni europee/internazionali ed il popolo greco portatore di collaborazione attiva e senso di responsabilità nella determinazione del proprio futuro.
Sàntolo Cannavale
www.santolocannavale.it