Non è esatto sostenere che alimentarsi in modalità “non onnivora” costa di più in termini di tasca. E molti nutrizionisti demonizzano questo modo di cibarsi sostenendo che sia errato
di Freya Dru
“Vegetariano oggi, vegan oggi e domani”. Il concetto gira ormai da tanto e si crede sia una moda, una tendenza passeggera, magari un po’ radical chic, un po’ trendy, un po’ da fanatici viziati estremisti, un po’ da fondamentalisti giovanili inconcludenti.
Intanto le multinazionali, che fatturano su produzioni genericamente onnivore, subiscono l’assalto brulicante e angosciante delle vendite in ribasso, tanto che hanno cominciato, con abile manovra di marketing, a proporre alternative vegane ed ecocompatibili.
Nelle metropoli e nelle cittadine di provincia più popolose e più o meno armoniosamente meticciande, la “vegan/vegetarian tendenza” serpeggia nei locali con menù addizionati, negozi alimentari e d’accessori, di cosmetica, farmacie, erboristerie e quant’altro, danno sempre più spazio alla ricerca di un modo di comprare (e vendere) “etico”e non solo rivolto e proposto per target annoiati under/anta.
I media “politicamente corretti” e “falsamente scorretti” confezionano il proprio pacchetto di disinformazione mantenendo un perfetto equilibrio tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere, e poi tra ciò che non si vuole che sia. Si tirano a lucido storielle da bar con testimonials che cavalcano affermazioni esasperate per assecondare pregiudizi vintage, ma strizzano l’occhio all’informazione precisa e dettagliata, tanto per non perdere di vista il fatto (e lo sanno) che la nutrizione sta mutando.
E sta mutando assieme alla crisi economica, perchè, in realtà, non è esatto sostenere che alimentarsi in modalità “non onnivora” costa di più in termini di tasca.
Costa di più, invece, informarsi sul serio, cercare di comprendere scoccia la mente pigra e affezionata ad un modo di vivere e di sentire che già nutrizionisti e medici fuori dagli schemi ortodossi da tempo, stigmatizzano come errato.
E perchè la controvoce tradizionalista è sempre pronta all’occorrenza ad alzare il volume della ridondanza del luogo comune, con i suoi slogan rassicuranti, con la faccia saccente del capitano di lungo corso, che condanna come empie e settarie le rinnovate abitudini alimentari sulla ghigliottina dell’ignoranza.
Invero il veganesino (e in parte il vegetarianesimo) di “nuovo” non ha proprio nulla. Ripropone, con un’agile rivisitazione aggiornata, le antiche virtù della gente del popolo e, prima di allora, dell’attitudine originaria dell’homo sapiens/sapiens, che mangiava semi, bacche, frutta e verdura, che limò la sua dentatura tanto da non evolverne una aguzza, e che fu costretto ad imbracciare armi da taglio e da lancio per difendersi dagli attacchi frequenti degli animali “realmente” carnivori.
L’esatta informazione è che il veganesimo difende e da voce al diritto sacrosanto degli animali in quanto individui senzienti a non essere più vittime di sfruttamento per alimentazione, abbigliamento, test sanitari, esibizioni spettacolari, ecc., le appena elencate attività fanno parte di retaggi e usanze obsolete, motivate nella loro durata nei secoli dall’inevitabile faciltà nel sottomettere gli animali non umani e nel trarne lucro e vantaggio, cosa che non ha nulla a che fare con la vera essenza dell’animale umano, più intelligente, certo, ma non il centro del pianeta, ma bensì un aspetto della sua globalità equilibrata e autorigenerante.
Il veganesimo non è solo un modo di alimentarsi, è uno stile di vita, un movimento di pensiero che va finalmente oltre, in un’epoca che permette alle masse di alfabetizzarsi al biocentrismo e all’antispecismo. Non accettare questo dato di fatto è legittimo, ma non cambia il punto e il percorso e non giustifica l’assalto nevrotico in nome di un fantomatico populismo localistico distruttivo, privo di autocritica, che imprigiona le menti nelle consuetudini in cui cullare le proprie assonnate certezze, rinforzate dal “così è sempre stato” e che si risveglia soltanto quando, malauguratamente, subisce le conseguenze della dissennata e specista malsanità alimentare, cosmetica e farmaceutica. Sforzarsi di pensare, di calarsi in una dimensione planetaria da ossigeno all’intelligenza. Essere vegani non è essere superiori superbamente tra gli umani, essere vegani è essere superiori a nessuno su un pianeta che appartiene a se stesso.