Ultimi appuntamenti con la “Città della cultura”. La biblioteca comunale “Raffaele Pucci” ha ospitato ieri un seminario sulle fortificazioni nella Valle del Sarno. L’archeologia del fortilizio cittadino protagonista della conferenza
di Annamaria Norvetto
«Che cos’è un castello? Quando ci si pone questa domanda, si pensa sempre a un luogo incantato, fatato. Forse perché la nostra fantasia è inquinata dagli stereotipi che ci ha trasmesso la Walt Disney». Lo ha dichiarato la professoressa e archeologa Angela Corolla, nel corso della serata di ieri alla biblioteca comunale “R.Pucci”, nel seminario intitolato “Il castello di Nocera all’interno del sistema delle fortificazioni della Valle del Sarno”. In questo penultimo appuntamento con “Nocera città della cultura”, emerge quanto la realtà concreta di fortificazione sia ben distante dal nostro immaginario. «Diversamente da ciò che crediamo – ha spiegato la professoressa – i castelli nella maggioranza dei casi, sono dei ruderi senza intonaco, piazzati su vette di montagne irraggiungibili». Gli storici e gli archeologi si sono sempre domandati il perché dell’esistenza di torri, mura, elementi materiali all’interno dei castelli; se da un lato gli storici rispondono a questo quesito riferendosi esclusivamente alla volontà di arricchimento da parte delle città, gli archeologi sono soliti rifiutare questa motivazione come unica ragione che spiegherebbe la presenza di rocche e fortificazioni. «Prima dei castelli – afferma l’archeologa – vi erano comunque altre strutture, come le Curtis, che proteggevano i territori».
Le terre campane nel Basso e Alto Medioevo hanno sempre costituito una risorsa eccellente di raccolti oltre che essere perfettamente organizzate. Va da sé che le pianure campane fossero ambitissime e molto contese tra bizantini e longobardi. In particolare, sul territorio della Valle del Sarno sorgono numerosi castelli: il castello di Roccapiemonte, di Santa Maria a Castello (attualmente un eremo), di Castel San Giorgio, di Nocera. Vi era necessità da parte dei longobardi di presiedere i confini.
«Il castello di Nocera Inferiore – ha affermato Corolla – attestato nelle fonti a partire dalla fine del X secolo, era parte del sistema difensivo bizantino- longobardo e controllava importanti vie di comunicazione come la via consolare Capua Reggio e lo snodo tra le strade che collegavano Salerno con la regione costiera del ducato bizantino di Napoli». La collina del Parco offriva, infatti, ai suoi difensori ampia visibilità verso ovest, ed era in contatto visivo col castello di Lettere e più a nord con la fortificazione di Sarno. Nella parte orientale guardava S. Maria a Castello, oggi nel territorio di Lanzara. A sud il fortilizio controllava la valle di Cava. Questa rete strategica nella prima metà dell’XI secolo fu ulteriormente migliorata con il castello di Roccapiemonte (rocca di S. Quirico) e il recinto di Castel S. Giorgio. Il castrum nocerino non fu solo un apprestamento militare. A partire dai secoli X-XI più documenti riportano numerose coltivazioni, e la presenza di chiese all’interno della cinta muraria, come S. Martino e S. Maria.