presentazione libro Patrizio Oliva

In occasione della presentazione del suo libro “Sparviero”, il campione mondiale della boxe ha catturato l’attenzione dei presenti svelando aneddoti della sua vita privata e agonistica. Una chiacchierata che ha fatto sentire tutto il pubblico un po’ amico dello sportivo partenopeo

presentazione libro Patrizio Oliva

di Annamaria Norvetto

«Dalla penna dello scrittore doveva uscire il sangue della mia famiglia». Lo ha dichiarato ieri sera Patrizio Oliva al circolo sociale Sporting Club in via Nicotera, a proposito del libro “Sparviero”, scritto con il nipote e scrittore Fabio Rocco Oliva, presente alla serata. Nel corso del talk show presentato dal giornalista Nello Ferrigno, è emerso chiaramente quanto Oliva in passato fosse stato restio a immortalare la sua vita nella pagine di una biografia. «Non volevo una biografia – ha spiegato il campione – e per anni avevo rifiutato la proposta di tanti noti giornalisti che volevano trasformare la mia carriera in un libro». La sua idea cambia quando legge le parole del nipote Fabio, critico e scrittore, su uno schermo del pc: era la sua vita, sì, ma raccontata come un’avvincente romanzo.“ Sparviero- la mia storia” (Sperling & Kupfer, 2014, pagg. 332) è un vero e proprio romanzo che presenta al lettore la forza, la determinazione e la sensibilità di un uomo che non ha mai combattuto per interesse. «Ho combattuto con in testa l’idea di emulare i guerrieri greci – ha dichiarato Oliva – che non combattevano per i trofei ma per la gloria, spinti sempre dalla cosa più grande che esiste: la motivazione».
La motivazione è un elemento emozionale che non manca neanche allo scrittore Fabio Rocco Oliva, che ricordando il pensiero nietzschiano del superuomo, parla dello zio come un uomo che ha voluto sempre superare i suoi limiti senza rimanerne intrappolato. «L’uomo è tale perché tende verso un obiettivo. Mio zio – ha rivelato Fabio – ha fatto dei suoi gap dei punti di forza senza mai fermarsi o soccombere alle difficoltà della sua esistenza».
Il pugile napoletano, uno dei pochi ad aver conquistato l’accoppiata oro olimpico (Mosca 1980) e titolo mondiale (1986), non ha mai perso la motivazione nonostante la sua vita sia stata lastricata di ostacoli e limiti. Il momento più difficile arriva quando la sua mano destra, affetta da una particolare forma di osteoporosi, si frattura a ogni colpo. Gli avversari non lo sanno, lui prova dolori lancinanti e pensa che la sua carriera sia finita. Mai come in questo caso è vera l’affermazione che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. «Ero in ritiro, avevo portato mia moglie. Volevo fare le valigie e tornarmene a casa ma la sua forza mi ha aiutato a riflettere – ha confessato il pugile – e a non mollare. Mia moglie, che è stata campionessa europea di judo, mi disse che saremmo tornati a casa solo se davvero ero stufo della boxe. Se il mio problema era la mano destra, non ci saremmo arresi fino a quando non avremmo trovato qualcuno che poteva curarmela». Il medico napoletano Caggese, luminare della mano, ridiede a Oliva una mano da persona normale, ma non era e non poteva essere più quella di un pugile. Questo grande limite fisico diventò il suo punto di forza: lo aiutò a sviluppare gambe più forti e scattanti, affinò le sue abilità percettive, e gli conferì una mano sinistra invincibile, nonostante fosse un destro nel suo sport.
Un sogno cominciato a otto anni in una palestra- scantinato, nella povertà, nella tragedia di un fratello scomparso troppo presto, un padre inaridito dalla morte e dalla sofferenza. Un sogno che si è realizzato, iniziato e continuato a Napoli (nonostante l’America fremesse nell’averlo) e che oggi veste di sogno tanti ragazzini che si affacciano per la prima volta allo sport della boxe. «Il pugilato non è uno sport pericoloso come tutti credono. È cruento, fatto di forza fisica, ma altamente educativo. Insegna la motivazione, la resistenza agli attacchi della vita, al pessimismo che la società vuole inculcare ai giovani. Io dico che bisogna andare dritti per il proprio sogno, il proprio piano A. Al piano B non pensateci proprio!» ha concluso il campione parlando brevemente del suo nuovo sogno di affermarsi nel campo della recitazione. Il suo obiettivo? L’oscar, ovviamente.

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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