Continua con le opere di Jean Pierre Duriez e Patrizia Greco lo scambio artistico iniziato da alcuni anni alle Fornaci dei De Martino fra Parigi e Rufoli
di Gabriella Taddeo
E’ uno scambio artistico iniziato da alcuni anni alle Fornaci dei De Martino, fra Parigi e Rufoli (che è già stata testimone di altri sperimentalismi artistici di cui il più lontano fu quello con due ceramiste dell’Honduras ) quello che vedrà il suo momento espositivo presso il Museo Città creativa alle ore 18 del prossimo sedici maggio. Jean Pierre Duriez è un artista francese che ha il laboratorio a Montmartre e che opera fin dal ‘69, anno in cui a Megève incontra Picasso.
L’avventura nel mondo dell’arte si sospende nel 76, anno in cui l’artista incontra la sceneggiatrice Jackie Fryszman, e si dedicherà per un lungo periodo in cui vive a Roma, al cinema ed al teatro. E proprio i programmi televisivi ispireranno fondamentalmente i suoi quadri sui Grandi chef, sulle stelle della gastronomia mondiale.
Sono in parte questi i dipinti da cui è partita Patrizia Greco, ceramista salernitana operante da decenni nel campo della scultura ceramica.
Grazie a questo connubio artistico il cotto Rufoli è approdato a Parigi e precisamente agli Champs Elisèes Centre Danmark l’estate scorsa. E per il prossimo sedici maggio ritorna al luogo della creazione artistica presso il Museo Città creativa fine del suo itinerario che ha visto altre città italiane e francesi.
Trenta teste umane disegnate e dipinte da Duriez sono state successivamente scolpite in argilla in parte grezza in parte smaltata dalla Grieco, già da tempo operante presso il laboratorio di Rufoli, e che ha operato in passato anche con altri materiali con una poliedricità veramente singolare.
Altro scambio artistico Duriez lo ha creato con Gilbert Duran artista del design con cui ha realizzato in vari materiali una sedia artistica sui generis, in cotto ed in plexiglass. “Un po’ espressionista, un po’ surrealista, Duriez fa dell’arte una ecole du regard”, è stato detto di lui da Claude Angelini, giornalista newyorkese. Duriez ha percorso trasversalmente e con successo diverse strade dell’arte dalla fotografia, al teatro al cinema. I suoi dipinti sottolineano anche il forte rapporto da lui avuto con lo schermo bianco della televisione. I suoi musicanti, i suoi marinai, i suoi chef calcano il palco bidimensionale della tela, entrano in scena alla stregua di attori, creando di volta in volta nuove trame. Le forme allungate, sinuose, che tanto evocano le figure di Toulose-Lautrec, ci invitano ad entrare nella loro atmosfera, nel loro ritmo di allegria, serenità creando una empatia positiva.
Un’arte ironica e giocosa che secondo Pasquale Persico, suo curatore in una mostra romana, sottolinea che “tradizione e metamorfosi vivono insieme….e Jean Pierre mostra la creatività del nomade che sa leggere il proprio tempo e sa vivere di città di confine dipingendo personaggi come paesaggi di una nuova ecologia, quella dell’anima”.
In contemporanea alla mostra ci sarà la mattina dello stesso giorno l’inaugurazione dell’arredo urbano in ceramica realizzato dal Liceo artistico Andrea Sabatini a copertura dei piloni del Museo, che finalmente caratterizza lo spazio esterno fino ad ora spoglio ed anonimo. L’inagugurazione sarà fatta alla presenza dell’assessore Eva Avossa promotore del progetto e della preside Ester Andreola. La professoressa che ha seguito il progetto e la sua fattibilità è Anna Sessa.