La filiale dell’Istituto che cura la tesoreria del comune continua a far parlare di sè in modo negativo. L’abbandono di diversi correntisti scontenti dei trattamenti ricevuti non sembra aver insegnato ancora nulla alla pur titolata Popolare dell’Emilia Romagna

Parlare male delle banche è facile. Ma parlar male della filiale di Nocera Superiore della Banca Popolare dell’Emilia Romagna è obbligatorio. Anzi, non si capisce come faccia da anni ad essere il tesoriere del comune di Nocera Superiore, con i modi che usano gli impiegati.
Prendo a prestito una frase di Totò, dalla sua celeberrima “‘a livella”. E allora, “‘O fatto è chisto, statemi a sentire …”.
Giovedì mattina dovevo riscuotere un rimborso dal comune di Nocera Superiore. Entro in banca, e chiedo a un impiegato robustello, semicalvo e con i baffi: “Mi scusi, qual è lo sportello della tesoreria comunale?”. “Uno qualsiasi di là”, mi risponde quasi seccato. E cominciamo bene!, penso tra me. Mi accosto alla macchinetta per i numeri, e, ovviamente, non funziona. Poco male, tanto ci sono solo quattro persone in fila.
Arriva il mio turno, allo sportello 4, se non ricordo male, e subito una signora con un cipiglio da generale delle SS mi intima: documenti e codice fiscale! Ignorando i toni piccati (ma avrà fatto colazione con limoni bagnati nell’aceto? mi chiedo) tiro fuori la patente e con garbo aggiungo: guardi, la tesserina del codice fiscale l’ho smarrita, ma non si preoccupi, lo conosco a memoria.
«E no!», replica lei piccata come se le avessi detto una parolaccia, «Io la devo censire, e senza la tesserina non posso farlo!». Comincio a chiedermi se siano vere quelle storie sul Grande Fratello che ci controlla … magari nella mia tesserina c’è un chip speciale che passa le notizie all’Fbi, chi sa.
Guardi, replico garbato, che non le occorre la tesserina: le do il documento, le recito il codice fiscale, e lei verifica quel che deve.
Avessi detto che la volevo rapinare?
«Ho detto che senza tesserina non posso fare il controllo e non la posso censire!», quasi mi urla in faccia con un piglio di acredine che avrebbe intimidito il più feroce terrorista dell’Isis!
Comincio a seccarmi, e le dico (ancora con garbo, se no chi sa che succede, penso tra me): Guardi che nei vostri archivi ci sono già. Mi avete già censito.
Annaspa, mi guarda strano, prende il mio documento e si allontana. Torna con una fotocopia e farfuglia tentativi di giustifica. L’operazione finalmente viene portata a termine, mentre chi veniva dopo di me giustamente inveisce (a bassa voce, per carità) contro l’inefficienza di questi impiegati. E la ciliegina finale è: «Guardi che le ho fatto un favore». Il buon Dio deve essere intervenuto per evitare che diventassi verde come l’incredibile Hulk e dessi di matto. Mi giro e serafico annuncio alla inacidita cassiera: se io trattassi i miei utenti come lei ha trattato me, sarei a casa da tempo. E’ una storia che mi piacerà molto raccontare sul Risorgimento Nocerino.
Apriti cielo! Mi comincia a trovare mille scuse, e chiama un suo collega di passaggio che sentito il fattariello seraficamente se ne va e dice «Ognuno può scriver ciò che vuole». Mentre mi appresto a uscire la cassiera ancora mi urla dietro «Aspetti, non se ne vada». Ma basta, penso io, tengo a cche ffà. E mentre lei va a chiamare non so chi io tranquillo me ne vado, non senza augurarmi che alla Popolare dell’Emilia Romagna non sappiano nemmeno di che pasta sono alcuni loro dipendenti. Sarebbe l’unica scusante per un istituto che in altre occasioni si è guadagnato una certa attendibilità.

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