Pubblico giovanissimo di studenti per il convegno tenutosi questa mattina nell’Aula magna del Liceo scientifico Sensale. In occasione della giornata della Memoria delle vittime innocenti delle mafie hanno parlato le associazioni, i familiari e le forze dell’ordine
di Annamaria Norvetto
«Siate sempre degni del mio sacrificio». È una delle ultime parole di Marcello Torre in una lettera lasciata ai suoi figli. A testimoniarlo è proprio Annamaria Torre, figlia del noto avvocato e politico paganese assassinato per mano della camorra negli anni ottanta, nel corso del convegno “Legalità e mafie” organizzato dal Forum dei giovani di Nocera Inferiore. Seduti al tavolo dei relatori Enrico Calandro (Comandante reparto Carabinieri di Nocera Inferiore), Andrea Vagito (presidente camera penale di Nocera Inferiore), Anna Garofalo (referente coordinatrice “Libera” Salerno), Michele Giordano (giornalista e figlio di una vittima innocente della camorra). Presenti in Aula Magna e intervenuti il presidente del Forum Angelo Guadagno, il vice sindaco Maria Laura Vigliar e l’assessore alle Politiche Sociali e giovanili di Nocera Inferiore, Ilario Capaldo.
Il convegno si è aperto con le immagini e la musica del videoclip della canzone “Pensa” di Fabrizio Moro, vincitrice della sezione giovani dell’edizione Sanremo del 2007. Un testo che in pochi minuti punta dritto al centro della questione. “Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine, […] insostituibili perché hanno denunciato il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato” scrive Moro. È proprio uno di questi uomini, Marcello Torre, ad aver perso la sua vita a costo di difendere – come ricorda sua figlia Annamaria (referente “Libera Memoria Campania”) – il bene che riteneva più prezioso: la sua integrità civica e morale. «La mia storia – ha affermato Annamaria – non è soltanto mia ma di ognuno di noi. Il mio papà è morto per aver detto no alla corruzione e agli illeciti comunali».
La discussione, moderata dalla giornalista Brigitte Esposito, è proseguita con le immagini di un documentario con protagonisti vari familiari di vittime innocenti delle mafie, che nel corso del film raccontano le loro storie di perdita e dolore. A tal proposito Anna Garofalo, referente dell’Associazione antimafie “Libera” fondata da don Luigi Ciotti nel 1995, ha sottolineato l’importanza di “ricordare ogni nome e non solo quelli famosi”. “Libera” ogni anno dedica una giornata alla memoria, pronunciando più di 800 nomi di vittime della mafia. «L’associazione – ha spiegato la referente – nasce proprio da un episodio vissuto da don Luigi Ciotti, che durante una manifestazione antimafia in cui venivano ricordati i nomi di Falcone e Borsellino, fu afferrato per il braccio da un’anziana signora in lacrime che si domandava perché nessuno nominasse il figlio. Si trattava della madre del capo della scorta Borsellino». La coordinatrice di “Libera” Salerno ha inoltre posto l’attenzione sulla cultura e sul superamento delle disuguaglianze sociali ed economiche come unici punti di partenza possibili per combattere il fenomeno della criminalità organizzata.
Tra i familiari delle vittime della camorra presente anche Michele Giordano, giornalista di Rai 3 e figlio di un poliziotto in pensione ucciso nel 1987, mentre faceva visita a un mobilificio, ritrovatosi nel mezzo di una faida tra clan. «Non dobbiamo diventare eroi ma fare la nostra piccola parte nella lotta all’illegalità – ha detto Giordano – denunciando quello che d’illegale passa sotto il nostro naso e a cui non possiamo voltare la faccia con indifferenza». Giordano ha fatto notare come l’esistenza dell’Associazione Libera abbia aiutato lui e gli altri familiari vittime della camorra a non isolarsi, e sopportare con più dignità il dolore di perdite così inspiegabili e ingiuste.
Il comandante dei Carabinieri di Nocera Inferiore, Enrico Calandro, ha specificato che le armi più potenti in questo tipo di lotta sono la testa, il cuore e i fatti. «Nella vita bisogna scegliere – ha detto il comandante – e non deviare da quel percorso. Se faccio il carabiniere o il politico, non posso favorire le mafie».
Il convegno si è concluso con una frase molto toccante di Annamaria Torre che, tra gli applausi degli studenti del liceo, ha fatto notare che «Il 70 per cento dei familiari delle vittime non conosce la verità sui veri uccisori dei loro cari. Non mi fermerò fino a quando la verità non illuminerà la giustizia».