la professoressa Luciana Iacobelli

Alla biblioteca Aldo Moro ieri un’affollata conferenza della professoressa Lucana Jacobelli dell’Università del Molise mette in luce come le vicende che riguardavano questi combattenti siano state enfatizzate esageratamente dal cinema americano

la professoressa Luciana Iacobelli

di Maria Giovanna Ruggiero

L’esatta visione dei giochi gladiatorii romani mediata attraverso un punto di vista privilegiato. E’ stato questo il tema della conferenza tenuta ieri alla biblioteca di Nocera Superiore, in cui la dottoressa Luciana Jacobelli, docente di Metodologia della Ricerca Archeologica all’Università del Molise, ha spiegato il ruolo che i gladiatori romani avevano al tempo in cui combattevano e le distorsioni che spesso la storiografia ha commesso nel descrivere e commentare i giochi. Tutto questo è stato di molto enfatizzato dal cinema americano che, prendendo in prestito una parte della storia, quella da manuale scolastico, ha teso a mostrare l’aspetto perlopiù violento dei giochi stessi, risaltandone la crudeltà e la ferocia delle gare.

le riproduzione delle armi e delle corazze dei gladiatori esposte durante la conferenza
Secondo la Jacobelli questa inesatta visione è stata forse dovuta al parallelismo che si è operato tra epoca romana e regime fascista, quando appunto lo stile mussoliniano prese in prestito l’aspetto trionfalistico e solenne del sacro romano impero. In particolare durante la conferenza ci si è soffermati sulla grande valenza che avevano i ludi all’interno delle città vesuviane e Pompei, anche per il valore sociale degli stessi che in qualche modo faceva da collante delle popolazioni, rivestendo la stessa importanza che oggi hanno per noi le gare di calcio. Inoltre, un’analisi storiografica attenta, ha consentito di rilevare quanto importante fosse la posizione sociale dei gladiatori e la popolarità di cui essi godevano. Ricerche a riguardo hanno permesso di riscontrare il rigido regime di vita dei gladiatori e il loro continuo allenamento, sottolineandone l’aspetto agonistico e non cruento dello spettacolo. Rinvenimenti e conseguenti studi archeologici hanno analizzato i luoghi delle gare e gli annunci dei giochi conservati sui muri di Pompei e i graffiti dei tanti tifosi che mostrano un forte attaccamento alla disciplina sportiva. Nostro malgrado però, pur avendo voluto conservare un’immagine sana dei giochi gladiatorii, siamo stati molto spesso ingannati dalla filmografia americana che sul tema ha fatto una grande fortuna, mostrando la crudeltà dei giochi e l’efferatezza delle esecuzioni durante le quali i cittadini partecipavano con pathos e molto spesso erano essi stessi determinanti nella scelta delle esecuzioni. Pur tuttavia, pur essendo state da sempre la violenze e la visione della stessa una modalità di liberazione dalla propria rabbia e uno strumento per legittimarla in qualche modo , nel caso specifico dei tempi dei gladiatori questo rappresenta un punto di vista falsato e parziale che, per quanto affascinante e avvincente, non corrisponde in alcun modo alla realtà delle cose.

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