La didattica digitale e l’uso “intelligente” della rete al centro di un convegno organizzato dall’Associazione “Social-Disco”

 

 

 

 

 

 

 

 

Si parlerà di nuovi media, di giovani “tecnologici” che utilizzano nella quotidianità smartphone, tablet e soprattutto social, nel Convegno “Il – Mi Piace – che non ti aspetti” sulla dipendenza tecnologica e i rischi dei “social”, martedì 24 febbraio alle ore 18.00 presso la Biblioteca comunale “Aldo Moro” di Nocera Superiore. All’incontro sono previsti interventi da parte di figure professionali diverse e anche la partecipazione della sottoscritta, Annamaria Bove, in qualità sia di docente della Scuola “Solimena-De Lorenzo” che sperimenta ed utilizza la tecnologia nella didattica che di formatore docenti per l’Indire.

Quale contributo può dare la tecnologia digitale e la rete stessa alla didattica? In verità non si tratta di un cambiamento che sposta l’attenzione dei saperi sui media e sulla tecnologia, più che altro parliamo di un’evoluzione del metodo. Oggi lavorare con il tablet in classe, con i media in generale, significa produrre e riprodurre il sapere in modo diverso. Dunque, ciò che cambia è il metodo e null’altro. Sicuramente tutto questo comporta più impegno. Non è un gioco, non si propongono giochi ai ragazzi, ma si spiega loro attraverso l’esempio di una lezione preparata con delle specifiche app, l’uso didattico della tecnologia. Oggi i nostri ragazzi, quelli che chiamano “nativi digitali” sanno usare le tecnologie, ma riescono benissimo a riprodurre video, musica, creare pagine sui social, condividere immagini e tanto altro, ma non conoscono come difendersi da chi del digitale fa un uso improprio. Ed è qui che interviene, secondo il mio modesto parere, non solo la scuola, ma anche la famiglia. Per non parlare della generazione precedente ai nativi, quelli che “smanettano” benissimo, ma non sono in grado di creare neppure un semplice ppt per una presentazione, mentre sono bravissimi anche a costruire un videogioco. Usare la tecnologia in classe è una scelta che comporta una preparazione, ma soprattutto la consapevolezza che la lezione non si può inventare, ma necessita di tempo per essere organizzata. Chi come me condivide questa metodologia, ben conosce il tempo da dedicare alla creazione di una singola lezione. Fare didattica innovativa significa coinvolgere in modo attivo e costruttivo gli alunni, che si trovano ad essere parte integrante della lezione.

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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