Un giudizio nasce dall’esperienza personale. Scusate l’ovvietà dell’osservazione, ma a volte anche quella giova.
E’ la rete, con la sua oramai costante presenza nella quotidianità di ciascuno, ad aver innescato – nelle ultime ore – la mia riflessione “a distanza”. Nella convinzione che davvero longitudine e latitudine possano indirizzare in maniera più critica e (perché no?) più equa opinioni e, appunto, giudizi.
Il terreno su cui si gioca la partita è quello sanitario. Nei giorni scorsi ho avuto modo di soffermarmi su contenuto e forma (eccelsa la maestria!) della rubrica dell’avvocato Aldo Di Vito. Per l’occasione ispirata ad una vicenda personale di carattere sanitario. Una vicenda scandita da professionalità, umanità e disponibilità di chi è chiamato alla delicata missione di occuparsi di persone che hanno la sfortuna di imbattersi nella malattia nelle sue diverse manifestazioni.
Nelle ultime ore lo sfogo dell’amico musicista Joe Petrosino. Una denuncia a tutti gli effetti, affidata al suo profilo facebook dall’artista affinché l’opinione pubblica – credo fosse questo l’obiettivo – non dimentichi mai che a fare la sanità sono gli uomini, con le loro incommensurabili capacità, ma anche con i loro limiti, i loro difetti, le loro deficienze.
Due volti della stessa medaglia. Due storie su cui riflettere. Due piatti di una bilancia il cui asse di equilibrio (o “squilibrio” se volete) è sempre e comunque la vita umana.
Con molta umiltà offro anche la mia esperienza quale tessera di un mosaico molto, molto complesso.
Due figli, nati a distanza di dieci anni ed un giorno l’uno dall’altro. Il primo in una clinica di Salerno, il secondo all’ospedale di Nocera Inferiore. Scelte precise in entrambe le liete circostanze.
Il primogenito di casa Marra-Sereno nasce a giugno del 2001. Epoca storica troppo vicina alla tragica storia di Marianna Cusimano (morta di parto all’ospedale di Nocera Inferiore) per non innescare in me una psicosi che mi spinge a scegliere di diventare mamma …in trasferta. Le voci, i sospetti, il devastante iter giudiziario e l’inevitabile “processo mediatico” fanno da sfondo ad una decisione non certamente indolore.
Il secondogenito viene al mondo a giugno di dieci anni dopo. All’Umberto I di Nocera Inferiore, laddove mi lascio portare per mano dalla levatura umana e professionale di Antonio Del Bene. La frequentazione va ben oltre la nascita del mio piccolino. E mi spalanca le porte su una serie di profili sanitari che fanno del reparto di ostetricia e ginecologia – in pendant con la neonatologia e la terapia intensiva neonatale – dell’ospedale di Viale San Francesco un motivo di vanto per un’intera collettività.
Tutto questo per dire cosa? Che – nel bene o nel male – e scusate di nuovo per l’ovvietà della riflessione – ogni giudizio dipende dall’esperienza di ciascuno. Ma quello sanitario è un comparto dove ognuno, in base alle proprie competenze e al proprio ruolo, dovrebbe tener conto che in ballo c’è sempre e comunque la vita umana.
Pat