Caro Gigi, ho dovuto sottopormi ad un intervento chirurgico, né tanto grave né tanto banale, e non ti dirò, per privacy, in quale parte del corpo, solo che è quella che considero fra le più preziose del corpo maschile, sorvoliamo.
Dirai subito, sul piano giornalistico non certo su quello amicale, “Chi se ne frega”, ma ti ricrederai per ciò che sto per dirti.
Me l’han fatto nell’ospedale di Pagani – poni attenzione, ho detto ospedale, come si diceva una volta, e come dice la gente semplice, “Vado all’ospedale”, non già nosocomio plesso struttura e simili altri spregevoli neologismi e barbarismi burocratici ad uso di politici e funzionari – officianti Renato Giordano ed Emanuele Isernia, chirurghi insigni e la loro equipe.
Nun ne pozzo chiudere vocca, non solo del loro talento chirurgico ma di tutto l’insieme di quel luogo, preciso ordinato pulito organizzato, della caposala Olimpia, di tutti i medici e infermieri che mi hanno fatto esami, accertamenti, analisi di ogni genere, elettrocardiogramma, visita cardiologica, radiografie, visita anestesiologica, etcetera, di tutto e di più in mezza giornata. Una cortesia che non è affettata o formale come sarebbe a Milano o Firenze, una cordialità vera e spontanea, si respira aria di casa, un clima sereno e rassicurante, malgrado l’ASL e tutto il resto. D’altronde non da oggi sono un estimatore di Pagani e dei paganesi, gente magari ruspante ma “de core”.
Che poi a me questa cosa mi manda in bestia e ce l’ho con giornali, giornalisti e mass media: non appena qualcosa va storto, titoloni, strilli di malasanità, procure della repubblica, parenti urlanti, autopsie e cause per danni sparati in prima pagina e mettici pure che è diventata una cosa di moda. Ma poi del quotidiano, quello che marcia per filo e per segno che è la stragrande maggioranza dei casi, nessuno ne parla mai.
E allora lasciamela spezzare questa lancia a favore di tanta gente che lavora con impegno con talento con passione e contro tutti quelli che ci parlano male di noi stessi e fanno i viaggi della speranza per andarsi a curare chi sa dove.
Sì è vero, abbiamo i nostri grandi difetti ma anche grandi pregi e non siamo secondi a nessuno.
Aldo Di Vito