Ma com’ è bella la mia città! Lo è oggettivamente, con la sua sfavillante veste natalizia. Lo è un po’ di più guardata da chi ha dovuto spostare le coordinate geografiche della propria nocerinità. Lo è perché, tessera dopo tessera, sta riconquistando pezzi del mosaico della sua storia e della sua identità “congelati”, “ibernati” in un insopportabile limbo per decenni.
Com’è bella la mia città accarezzata dal sole del Sud o scossa da folate gelide di un vento “straniero”.
Com’è bella la mia Nocera diventata per me – ahimè – luogo del cuore, dimensione psicologica e sentimentale.
Mi fa pensare davvero a quello spot voluto qualche anno fa dall’amministrazione comunale, con Gaber come colonna sonora.
Premessa: per favore, nessuno abbia a leggere sottintesi di sorta o messaggi subliminali in quello che scrivo. Nessuno, per favore, si risenta per paragoni, accostamenti e affini.
Gaber mi è riaffiorato alla mente e sulle labbra appena sono tornata per la pausa natalizia. In quello spot passato alla storia – senza nulla togliere ai “risvegli” che punteggiano l’epoca storica attuale – d’altra parte, c’è anche un pezzetto della mia storia umana e professionale…
Com’è bella la mia città che mi diletto a vivere da “turista”, filmando i suoi angoli più suggestivi e postando le foto che la ritraggono nella sua miglior forma.
Immediata l’associazione di idee: quanto poco basterebbe perché non avesse nulla da invidiare ad altri posti del mondo. Perché dico questo? Mi spiego subito. Lo faccio raccontando cosa mi è capitato di vedere intorno alle 15 del 24 dicembre. Strade affollate di gente in vena di festa, musica in strada ed animazione per tutti i gusti, l’aria intrisa… di Natale. Magia. Ecco la parola giusta. Mentre me la godo tutta la magia del Natale nella mia città, passo per Via Amato. All’angolo dell’Ufficio postale, esattamente sulle strisce pedonali, in sosta una piccola utilitaria. Sul cruscotto, in bella mostra, un cartello con una singolare “preghiera”. Testo: «Almeno oggi, per favore, risparmiatemi: non fatemi la multa».
Una risatina la prima reazione. Il seguito una riflessione-domanda: avrà riso e sorriso anche la mamma con il passeggino costretta e zigzagare in cerca del varco per attraversare, essendo le strisce pedonali “invase”? Avrà riso e sorriso il disabile sulla sedia a rotelle che ha dovuto dare vita ad un’opera di ingegneria mentale per transitare bypassando l’ostacolo a quattro ruote? Chissà se avrà riso e sorriso ance l’agente di polizia locale chiamato a far rispettare le regole perché ciascuno abbia sempre ben chiaro che la libertà di ciascuno finisce laddove inizia quella dell’altro.
Nessuna retorica edulcorata dai canditi del panettone, nessun buonismo in salsa natalizia. Solo una riflessione tra me e me. Anzi, no: tra me e la mia bella, amatissima città.