Nell’incontro natalizio con la stampa il vescovo di Nocera Inferiore e Sarno parla dei problemi che una cattiva informazione può generare, fino allo spingere a fare del male. E su Papa Francesco: «Stiamo attenti a non cadere nella papolatria»
E’ stato come di consueto vivace e pieno di spunti l’annuale appuntamento che monsignor Giuseppe Giudice, vescovo della diocesi Nocera Inferiore – Sarno, riserva alla stampa per lo scambio degli auguri natalizi.
«Il vostro lavoro – ha detto il presule – quello di raccontare notizie, non sempre è facile. Dipende dalle angolature, da dove ci mettiamo, da quale aspetto guardiamo. Da cosa, infine, vediamo. La mia lettera di quest’anno puntando sul passaggio dal guardare a vedere: a livello biblico c’è una profonda differenza tra queste due cose. Vedere, a differenza di guardare, è dare uno sguardo “oltre” le apparenze. I giornalisti dovrebbero avere questo sguardo oltre».
Monsignor Giudice si è a lungo soffermato sulle brutture di alcuni tipi di informazione, che a suo avviso diventano in certi casi «una incitazione a fare del male».
Il presule non si è poi sottratto alle domande, tra le quali:
-Lei che si è sempre fatto portavoce dei suoi fedeli, di che istanza si farà portavoce verso le autorità nel 2015?
«L’istanza di un vescovo non è solo pastorale nè solo sociale. L’opera di un vescovo è molto più ampia. Per il nuovo anno ho indetto un concilio giovani per il rinnovamento interiore delle comunità e – appunto – in particolare dei giovani. Ma nel 2015 andremo anche a Firenze per il 5° convegno della Chiesa italiana che ha per tema il nuovo umanesimo. Non bisogna spiritualizzare troppo le cose altrimenti diventa una religiosità da scenografia. Concludendo, il mio obiettivo è recuperare umanità nelle persone».
-Parliamo di Papa Francesco: un po’ con dolcezza, un po’ meno, sta cercando di riprendere saldamente il timone della Chiesa, suscitando anche qualche critica interna. Lei è un fan del nuovo pontefice?
«Parlo francamente. Io che ho conosciuto altri Papi non vedo tante novità. Non mi meravigliano più di tanto i suoi gesti: li accolgo, mi piacciono, sarà una rivoluzione per le giovani generazioni. Ma io non vedo, rispetto ad altri Papi, questa grande differenza. Certamente non accetto quel che hanno scritto alcuni contro il Papa, ed anche qui tornano i giornali, che spesso fanno apparire che lui sia da un lato e la Chiesa dall’altro. E piuttosto, attenzione! Stiamo andando verso una papolatria, che non è assolutamente cosa buona. Chi oggi dice “Viva il Papa” non è con la Chiesa ma contro. Esistono tante cose buone nella Chiesa che questa lettura mette da parte».