In viale San Francesco c’era la tela di Penelope della nostra città. Un “costruendo” diventato, da gerundio che è, modo e tempo di un presente fatto di tanti sogni-utopia. Ora finalmente la parola fine: benvenuto palazzetto dello sport

di Patrizia Sereno

E’ il segno tangibile del cambiamento. Io sono cambiata. La mia città sta cambiando. E ogni volta che ci torno, c’è qualcosa di diverso, qualcosa che non la rende più mia ma di quelli che sono rimasti.
Inaugurano il palazzetto dello sport! L’ho appreso attraverso la rete. Mi è venuto spontaneo sorridere e, insieme, respingere un’ondata di malinconia. Inaugurano il palazzetto dello sport…senza di me.
No, no. Non sono afflitta da superomistiche manie di protagonismo. E’ solo che il palazzetto ha fatto parte della mia storia umana e professionale. Come …come le Mcm, come il Castello Fienga… Le fughe in avanti e le battute d’arresto, i contenziosi infiniti, quelle lamiere per troppo tempo impiegate come instabile linea di discrimine tra la realtà e il sogno. Con annessi pericoli e patemi. Mi pare di ricordare che una, divelta, aveva seriamente minacciato la pubblica incolumità.
I finanziamenti, l’incrocio elegante di fioretti per la rivendicazione della paternità della ripresa dei lavori, il pilatesco rifuggire ogni colpa all’arrivo – puntale ed inesorabile – di nuovi stop.
In viale San Francesco la tela di Penelope della nostra città. Un “costruendo” diventato, da gerundio che è, modo e tempo di un presente fatto di tanti sogni-utopia.
Ci avevo, ci avevamo fatto l’abitudine. Poi la notizia. Ora che non vivo più lì, nella mia città, in quella Nocera Inferiore dove avevo sognato di impegnarmi politicamente, dove avevo immaginato di fare l’assessore o, addirittura, il sindaco per lavorare in prima linea al riscatto di una terra e della sua gente…. Della mia terra e della mia gente.
Inaugurano il palazzetto dello sport. Ora che non vivo più a Nocera. Ora che non racconto più alla gente, alla mia gente, cosa accade nel nostro territorio. Catapultata nel profondo Nord che si lascia amare nella sua diversità. Catapultata in un mondo nuovo chiamato “pianeta scuola”. Catapultata nel bel mezzo di un turbinio fatto di consigli di classe, verifiche, interrogazioni, adolescenti ora fragili ed esposti ora gladiatori indomiti ed amazzoni in miniatura.
Inaugurano il palazzetto delle sport. Ne sono felice. Auguri Nocera. Penso a te con tutto il mio amore ed alzo il calice al cielo augurandoti tutto quello che di buono e bello si possa augurare all’oggetto del proprio amore. Una domanda, però, mi nasce spontanea nella mente, nel cuore … nello stomaco. Ma tu mi hai amata almeno un po’ di questo amore struggente che mi fa ardere per te anche – forse soprattutto – da quassù?

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