Potrebbe essere anche spiritoso il murales creato sul fianco di Palazzo di città, ma sono in molti a protestare contro questa forma di espressione che impera da tempo. E qualcuno chiede: «E la videosorveglianza cittadina dov’è?»
di Enrica Granato
Macchie sul muro oppure opere d’arte?
A Nocera Inferiore ci si imbatte ovunque in qualche murales: la legge impone di perseguire “chiunque deturpa o imbratta beni mobili e immobili altrui”, ma gli street artists (meglio noti come writers o graffitari) si difendono, definendo le loro opere “abbellimenti”.
Parlare di questo argomento significa toccare un nervo scoperto della città, piena com’è di scritte, tag, disegni e dediche d’ogni genere e dimensione etichettate da sempre come “vandalismo urbano”. Eppure oggi c’è chi riconosce il merito a questi giovani, che agiscono il più delle volte durante la notte – nascosti da sguardi indiscreti- di dare un po’ di colore a vie altrimenti “sottotono” e vampate di vivacità ad edifici già degradati. Anche se il fenomeno sta decisamente sfuggendo un po’ dalle mani di questi artisti e troppo alla sorveglianza di chi di dovere.
E’ sotto gli occhi di tutti, ad esempio, l’opera realizzata da ignoti proprio sulle mura del municipio che affacciano su via Canale: una sorte di cornice ai fori di areazione dell’edificio, che da qualche tempo si sono trasformati in due simpatiche narici.
Il risultato è quanto meno discutibile, perché se da un lato è impossibile nascondere un risolino per l’insolita trovata, dall’altro il fatto che sia stato violentato esteticamente non solo un edificio storico ma addirittura la casa comunale desta sconcerto ed indignazione.
«Non a tutti piace vedere questi disegni ad ogni angolo della città», tuonano alcuni passanti. «Non si può fare dello spazio pubblico una tela a cielo aperto su cui scarabocchiare ogni cosa che passi per la testa, senza preoccuparsi degli altri o delle leggi».
Oltre alla mancanza di senso civico, infatti, il writer intento a dare sfogo alla propria creatività rischia di dover affrontare un processo penale perchè responsabile del reato di danneggiamento (come riporta l’art. 635 del Codice Penale), e – se colto in flagranza – obbligato a risarcire il danno pagando le spese di ripulitura della parete.
Il più delle volte, purtroppo, questi artisti restano avvolti dall’alone di mistero che circonda le loro opere firmate con pseudonimi ed i costi (non indifferenti) da affrontare per la ritinteggiatura rimangono a carico dei proprietari delle attività commerciali o degli immobili imbrattati. Il che, in tempo di crisi, fa ancora più rabbia.