Nella foto di Cosimo Paolillo l'autore, l'assessore Bellacosa, Alfredo Salucci, Anna Canzolino

Presentato a Nocera il nuovo libro di Mario Stanzione,  “Fasci di luce su recondite memorie”, in cui rivive il passato della nostra città

di Maria Giovanna Ruggiero

Una storia che parla di noi, delle nostre radici. Una sequenza di immagini che prendono forma nelle parole per dirci da dove veniamo. Questo, in estrema sintesi,  il cuore di ‘Fasci di luce su recondite memorie’ di Mario Stanzione, artista locale che traccia, in un intenso racconto, la storia di una Nocera lontana. Una città fatta di quartieri, borghi e periferie che, più di ogni altro luogo, hanno caratterizzato la fisionomia di un paese fatto di persone animate dal bisogno di stare insieme.

Il libro, presentato ieri alla Mondadori di Nocera Inferiore, rappresenta una microstoria in cui l’autore, a detta del giornalista Alfredo Salucci, diventa un cronista proteso a raccontare accadimenti, senza necessità alcuna di romanzare. Perché il romanzo è nella vita quotidiana, nell’arte di arrangiarsi, ma soprattutto, nel bisogno di ritrovarsi in quei cortili che diventano un ambiente privilegiato di incontro.  Ma il libro di Stanzione non vive di rimpianto, piuttosto traccia una bussola alle nuove generazioni che, senza il racconto, manderebbero in oblio un passato fatto di gloria.

Più spesso Salucci si sofferma sul sottotitolo ‘Amori, passioni, Virtù e Ritratti di gente nostra’ a cui l’autore dà una chiara spiegazione dicendo che: “Bisogna essere virtuosi per amare la propria città, e la virtù non pensa mai a se stessa”.

Durante la serata si sono alternate letture, fatte da Anna Canzolino, Rosaria Rinaldi, di passi del libro in cui si addensano storie di bassi e del centro, in cui la gente disegna i lineamenti dei luoghi.

Durante l’evento è intervenuto anche l’assessore provinciale Adriano Bellacosa, che si è soffermato sulla capacità del poeta nocerino di “trasformare lo scritto in sentimento, portando in vita le passioni dei momenti di vita vissuta”.

I versi dell’autore, recitati con pathos anche dal poeta Nino Ranucci e dallo scrittore Vittorio Galatro, sono uno spazio di memoria, una testimonianza di un passato che conferisce dignità al presente dei nostri luoghi, oltre che farceli amare di più.

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