Erano le 9:30 del 18 settembre 2009 quando un attentato suicida a Kabul segnò definitivamente le vite, tra gli altri, di una famiglia di Pucciano: quella di Massimiliano Randino. Il ricordo della nostra blogger

di Rita Cuofano

Erano le nove e trenta del 18 settembre 2009 quando a Kabul un kamikaze si fece scoppiare con centocinquanta chili di esplosivo, causando una strage.  Nell’esplosione rimase coinvolto un contigente italiano e morirono sei paracadutisti della Folgore: il tenente Antonio Fortunato, il sergente maggiore Roberto Valente, il caporale maggiore Matteo Mureddu, il caporale maggiore Giandomenico Pistonami, il caporale maggiore Davide Ricchiuto e il caporale maggiore Massimiliano Randino. In televisione si disse che Massimiliano era di Pagani, invece non è così perchè era solo nato a Pagani,  poi, dopo aver vissuto per un certo periodo a Cava de’ Tirreni,  per oltre quindici anni abitò a Nocera Superiore, e precisamente a Pucciano, mentre nel 2005 trasferì in Toscana per il suo lavoro. La sua famiglia vive ancora a Pucciano, non molto lontano  da casa mia. Massimiliano era stato in ferie fino a qualche giorno prima della sua tragica morte. Sarebbe dovuto ripartire il venti settembre e invece anticipò la partenza insieme all’altro paracadutista campano, Roberto Valente. Insieme sono andarono incontro alla morte, che ha invece risparmiò  altri quattro giovani militari.

Ci furono tanti messaggi di cordoglio da parte delle autorità civili, religiose, militari, ma io penso che niente e nessuno possa  aver trovato le parole giuste per consolare i parenti di queste vittime: mogli, figli, genitori, fratelli, sorelle per i quali non sarà facile trovare la  rassegnazione. Nel pomeriggio mi dovevo recare in oratorio per una riunione tra catechiste e passai sotto la casa della famiglia Randino. C’erano vigili, carabinieri, la protezione civile, postazioni televisive (Rai, Mediaset, Canale 21, Telenuova, Telesalerno) , tanti curiosi … ma curiosi di cosa? Di vedere il dolore di una povera madre? Di ascoltare lo sfogo di un padre affranto? Oggi si tende a spettacolarizzare tutto, ma secondo me bisogna rispettare il dolore. Invece le cose non vanno così, bisogna assecondare i media che ci tempestano continuamente di notizie, ci faranno – come ci fecero in quella occasione,  vedere tantissime immagini. Si riproporranno le interviste di tanti personaggi con le inevitabili polemiche…

Resta il fatto che sei giovani, che erano a  Kabul in missione di pace, persero la  vita in nome di quella pace che invece sembra essere tanto lontana e impossibile. Noi non possiamo fare altro che asciugarci le lacrime e pregare affinchè il Signore, Dio della Pace vera, dia ai parenti la forza per superare quel tragico momento.

 

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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