Spes, Adesso progetto Agro e Unione nazionale consumatori, con una iniziativa comune, invitano le ammiinistrazioni locali ad unirsi per combattere i soprusi della Gori: «La campagna dell’azienda viola le direttive dell’OMS, bisogna che i litri gratis all’anno divengano 72.000»
«Il servizio idrico integrato va ritenuto un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, in quanto servizio pubblico per l’accesso all’acqua per tutti con pari dignità umana».
E’ quanto sostengono le associazioni Spes, presieduta da Mariarosaria Vitiello, Adesso Progetto Agro, presieduta da Vincenzo Stile e l’Unione Nazionale Consumatori provincia di Salerno, presieduta da Raffaele Sepe.
«In merito alla campagna di comunicazione della Gori sui 30.000 litri di acqua gratuiti erogati alle famiglie dell’ ATO 3 – si legge in una nota congiunta – le tre associazioni intendono presentare alla Società per la gestione ottimale delle risorse idrice, alle amministrazioni comunali ed ai cittadini una serie di richieste:
In primis chiediamo di aumentare i litri gratis da 30.000 a 72.000 per famiglia.
Infatti i 30.000 litri di acqua gratis promessi dalla Gori a tutte le famiglie, nella campagna pubblicitaria in corso, non sono sufficienti ad assicurare il fabbisogno di acqua per persona minimo giornaliero stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il quale è di 50 litri al giorno a persona, pari quindi a 1.500 litri mese a persona, e a 18.000 litri persona per anno. In base a tale direttiva OMS, i 30.000 litri dati gratis dalla Gori, sono sufficienti solo per un nucleo familiare costituito solo da 1,6 persone.
Tenendo conto che un nucleo familiare medio consta di almeno quattro persone questa quota dovrebbe essere elevata dalla Gori da 30.000 a 72.000 litri anno, perchè un consumo di 50 litri persona/giorno per 4 (persone) sarà pari a 200 litri al giorno, cioè 6.000 litri mese e 72.000 litri anno. E questo per rispettare almeno la direttiva dell’OMS.
Inoltre per soddisfare un altro criterio essenziale di dignità, vorremmo chiedere ala Gori di non eseguire i distacchi totali per le persone che sono in contenzioso economico con essa, ma lasciare, in questi casi, un’ erogazione che corrisponda al fabbisogno minimo di 1.500 litri a persona per mese, pari a 50 litri persona al giorno, invece che chiudere l’erogazione, privando cosi questi utenti della disponibilità di un bene essenziale per vivere. In uno Stato che assicura le cure sanitarie gratis a tutti, tanto più ciò è dovuto: si danno le compresse per curarsi ma non si assicura l’acqua per ingoiarle.
A conferma di questo interesse verso il concetto di dignità, scorrendo i nuovi statuti delle Regioni, chiediamo alle e Municipalità di aggiornare tempestivamente regole e contratti di fornitura con la Gori, inserendo negli stessi clausole chiare ed efficaci per la salvaguardia delle famiglie in difficoltà rispetto a tutti i servizi pubblici essenziali e necessari.
Le Municipalità locali non devono segnare il passo sulla reale tutela dei consumatori e della famiglia».