Creare è trovare dentro se stessi, ama dire l’artista italo-argentina tornata dodici anni fa alle sue radici nocerine. La passione per la pittura su tela è di casa nella sua famiglia: anche il cugino, medico di professione, ha esposto in diverse occasioni
Esporrà ad Anacapri dal 23 al 27 luglio, nel corso di una mostra organizzata dalla locale proloco, l’artista italo-argentina Cecilia Quintana.
La pittrice da dodici anni ha lasciato il suo Paese ed abita a Nocera Inferiore, la città di origine della mamma.
– A Nocera hai anche trovato il vero amore, ma del tuo Paese natale che ricordi hai?
«Sono nata nel 68, sotto la dittatura militare: brutto perìodo… Sono venuta in Italia nel momento del primo fallimento dell’Argentina, quello che ha colpito anche molti risparmiatori italiani che avevano investito nei bond del mio Paese. Mia mamma è nocerina: è una Visconti».
L’arte dunque è proprio nel sangue di questa famiglia. Il cugino di Cecilia, infatti, è Giovanbattista Visconti, apprezzato sia quale medico che come pittore anch’egli.
– Le tue figure ricordano molto la prepotenza e l’imponenza delle figure di Michelangelo e di Leonardo …
«Si, è vero. ho studiato i classici come tutti. Poi, con il tempo, cominci a vedere altro. La mente comincia a capire, ti senti preparato per il confronto con l’arte contemporanea. Per me ora creare è trovare dentro se stessi, ma tutti prima passano per lo stesso percorso: un sistema per imparare a capire il mondo reale che è natura morta, chiaro scuro, paesaggio».
– Nei tuoi quadri c’è una presenza costante di figure umane, anche quando rappresentano cose diverse.
«Diciamo che io non faccio natura morta, né paesaggi. Il paesaggio interiore, invece sì: gioco con le grandi dimensioni nei fiori perché è il mio modo di rappresentare un certo aspetto del mondo femminile, ed anche la sensualità e la sessualità. Ma principalmente mi dedico alla figura. Lavoro sempre partendo da me stessa: così il mondo esterno mi viene offerto».
– Cosa racconti di te nei tuoi quadri, e perché le tue tele sono così grandi?
«Sono grandi perché non riesco ad esprimermi se non in questi formati. Penso che noi viviamo solo nel mondo delle immagini, e le mie immagini interne esplodono sempre nel formato della vita reale: sono dimensioni interiori. Facciamo un esempio: se tu vedi un film in casa è diverso che a vederlo in un grande schermo al cinema, giusto? Perché giustamente quell’immagine nel cinema occupa tutto il tuo spazio percettivo, tutta la dimensione che i tuoi occhi riescono a guardare. Così l’immagine percepita entra in comunicazione totale con te, tu sei entrato dentro la situazione, non esiste altro che quello che vedi in quel momento. Ecco, per questo le dimensioni delle mie opere sono così ampie: ti voglio portare all’interno del mio mondo, in un dialogo intimo tra me e te.
Un dialogo che mostra la sofferenza della separazione, e la forza che tutti mettiamo per superare questa angoscia. Perchè, poca o molta, la portiamo tutti dentro di noi».
-Parliamo delle tue ultime mostre.
«Sono stata a Bologna nella galleria Farini, poi ho fatto la personale nel circolo sociale a Nocera, il 9 di luglio ho presentato i miei lavori in un convegno a Salerno sull’energia pulita e tenutosi al forte la Carnale: ero l’unica artista invitata, ed ora Anacapri. Ma mi fa piacere segnalare anche un’altra cosa: ho anche degli allievi, cui insegno le tecniche creative. Bene: questi sono diventati così bravi che il 26 e 27 luglio, nel corso della notte bianca a Cicalesi, esporranno anche loro».