Negare, negare, negare. Negare l’evidenza, sostenere l’insostenibile, andar contro ogni certezza della scienza.
La tesi sostenuta della signora Ester Arzuffi, 67 anni, madre del cosiddetto presunto assassino di Yara Gambirasio, che vuole raccontare la sua verità, ci lascia davvero basiti: il test del Dna fallisce, sostiene la signora: il figlio e la gemella sono figli del marito, Giovanni Bossetti, non del Giuseppe Guerinoni che secondo le indagini era padre di “ignoto1”, assassino della povera Yara e suo figlio illegittimo.
Esiste lo 0,000003 per cento delle possibilità che questo sia vero. E, se così fosse, dovremmo buttar via centinaia di volumi di studi criminologici, di studi scientifici, di test iperconfermati. Senza parlare dei reparti di polizia scientifica di messo mondo, a cominciare dai Ris dei carabinieri, che hanno costruito la loro fama sull’accuratezza e sulla precisione delle loro indagini.
E che dire dei patiti delle decine di serie di polizieschi che da anni impazzano sulle tv di tutto il mondo? Li immaginate, come si sentiranno? Come un bambino cui hanno appena detto che Babbo Natale e la Befana non esistono: avranno perso dei punti di riferimento, e probabilmente dovranno ricorrere in massa alle cure degli psicoterapeuti.
E immaginate anche quante migliaia di posti di lavoro si perderebbero: tra i poliziotti, quelli veri, quelli che indossando indumenti sterili e si immergono in scene del crimine a volte davvero allucinanti; tra attori e doppiatori, cui verrrebbe meno il materiale su cui lavorare, e tra registi, sceneggiatori, sarti, montatori, scenografi, elettricisti, e chi più ne ha più ne metta. Si convertirebbero tutti alla fantascienza, perché tale diverrebbe poi la fallibilissima indagine scientifica? O preferirebbero ripristinare storie di indiani e sceriffi desuete ormai dagli anni settanta?
Esiste lo 0,000003 per cento delle possibilità che questo sia vero, che la signora abbia ragione. Ma anche Agatha Christie faceva dire ai suoi personaggi: “Una coincidenza è una … due coincidenze fanno un indizio, tre coincidenze fanno una prova!”. E di coincidenze, in questa storia, sembrano esservene un po’ più anche delle tre necessarie…