Tanto appassionante quanto “precario” al punto tale da aver bisogno di un “paracadute”. Tanto entusiasmante quando a rischio “scivoloni” come il manto stradale quando è reso viscido dalla pioggia. Ecco la fotografia che del giornalismo ha fatto Bruno Vespa, davanti alla platea della kermesse “Fare il giornale nelle scuole”.
di Giovanni Marra
“Se la generazione dei giovani – ha detto l’ex direttore del Tg 1 – è quella delle certezze, più dubbi avete, migliori giornalisti sarete”.
All’XI Edizione del Premio indetto dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti tra i vincitori anche la redazione Suntime, capitanata dalla Prof.ssa Annamaria Bove e dalla caporedattrice Virginia Ruggiero. La giuria, composta dai maggiori rappresentanti del giornalismo nazionale italiano, rende l’idea di quanto prestigioso ed ambito sia il riconoscimento. Punta di diamante dell’appuntamento beneventano la presenza del conduttore di uno dei programmi più accreditati della Rai, Porta a Porta, Bruno Vespa.
Ad aprire l’evento Giovanni Fuccio, componente del gruppo di lavoro “Fare il giornale nelle scuole”, tra gli organizzatori anche Salvatore Campitiello, consigliere nazionale dell’O.d.G. e presidente dell’Assostampa Valle del Sarno. A seguire il presidente dell’ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, che dopo una breve introduzione ha lasciato subito la parola a Bruno Vespa.
La macchina da scrivere, i cambiamenti legati all’avvento del telefax, la rivoluzione introdotta da Internet. Quella di Vespa è stata anche una lezione di storia del giornalismo. Una professione che deve, ha consigliato il relatore, accompagnarsi al conseguimento di una laurea – lui scelse quella in giurisprudenza. Tanto per mettersi le spalle al sicuro, nel caso non si riuscisse. Con voce ferma e forte, accentua i toni del suo discorso dicendo: “Il giornalista fa un lavoro interessante e appassionante, ma precario: se non si riesce a entrare nel mondo del giornalismo e di farlo subito, senza aspettare di diventare disoccupati permanenti, vi dico di darvi una seconda ‘possibilità’”.
Informazione e propaganda, soprattutto durante i conflitti (l’esempio della Siria). La deontologia professionale e la capacità del giornalista di mettersi nei panni dell’altro, “di quello di cui scriviamo”. La rincorsa allo scoop e il pericolo di bruciarsi. Insomma, capacità professionali e spessore umano in un appuntamento dove, a più riprese, quanto sia opportuno evitare gli aggettivi nell’affascinante, ma strano mestiere del giornalista. “Preferisco – ha affermato Vespa – dire e scrivere “ieri sera un uomo è stato ucciso”, piuttosto che “orribile delitto, ieri sera”. Una full immersion scandita da aneddoti, fatti storici, intuizioni e coincidenze.
Dopo il suo intervento, il giornalista-conduttore si è concesso ad interviste “amatoriali” e non si è sottratto neppure all’ultima moda, il rito del selfie.
Giovanni Marra