Insulti razzisti e lordure di stanza e bagni, ben oltre l’immaginabile, sono le cose denunciate da un californiano ricoverato in neurologia. E la signora Ponte ha trascorso il Natale nell’inutile attesa di una risonanza
di Patrizia Bove
Due vergognosi casi di malasanità all’ “Umberto I” Nocera Inferiore. E in uno di questi ad aggravare la situazione ulteriormente episodi di becero razzismo indegni di una città civile.
Tutto prende avvio il 27 novembre scorso, quando un giovane californiano di colore, che stava partecipando ad una conferenza Unicef a Sarno, viene colpito da un malore e ricoverato al reparto neurologia dell’ “Umberto I”.
Kevin, questo il nome del giovane, è tra l’altro cardiopatico. Giunto in ospedale, si rende conto che le condizioni igieniche intorno a lui sono decisamente scarse, e il suo materasso, come rivela la scritta, è proveniente direttamente dal reparto di malattie infettive e sporco di sangue. Definire i bagni sporchi vuol dire essere ottimisti, e tra l’altro il sollevatore in bagno, necessario per chi ha difficoltà a deambulare, è staccato e smontato e i cuscini sono senza federe.
Alle varie richieste del giovane paziente di cambiare materasso, le risposte sono sempre negative: «La caposala Gerardina Giordano – spiega Kevin – mi ha detto che se non volevo dormire su materasso sporco, potevo anche dormire a terra. Ci sono poi stati pesanti riferimenti al colore della mia pelle: mi ha detto di tornare al mio paese e che le scimmie devono stare nella giungla o allo zoo e non qui in ospedale».
Dopo l’ennesimo litigio con la caposala, essendo cardiopatico il giovane è svenuto ed ha perso i sensi. Nel cadere Kevin sostiene aver riportato una osteonecrosi all’osso semilunare, ed è stato si soccorso da medici ed infermieri, che hanno fatto tutti gli interventi del caso, ma dell’episodio non c’è traccia in cartella clinica, e solo dietro insistenza è stata fatta una radiografia al polso.
Ma quello di Kevin non è l’unico caso di malasanità che si riscontra in questi giorni al nosocomio nocerino: è altrettanto vergognosa l’odissea cui è sottoposta la signora Lucia Ponte, ricoverata il 18 dicembre per un malore. E’ stata sottoposta ad una Tac e le è stato diagnosticato un Tia, ovvero un attacco ischemico transitorio. I medici hanno ritenuto che la signora Ponte dovesse anche essere sottoposta ad una risonanza magnetica per approfondire gli accertamenti, cosa che le è stata praticata. Ma dopo alcuni giorni gli esiti dell’esame non erano ancora disponibili. Solo grazie ad una insistente e ferma richiesta la signora, scesa di persona al reparto di radiologia con tutti i rischi conseguenti non sapendo cosa avesse in realtà, li ha ottenuti in una busta che invece di essere recapitata al reparto le è stata consegnata a mano. Ed è stata la stessa Lucia che, leggendo il referto, ha capito che non si trattava di un’ischemia, come le era stato diagnosticato ma di altro, tanto che veniva ulteriormente consigliata una risonanza con mezzo di contrasto per avere un quadro completo della situazione. Detto fatto? No, perché i medici addetti erano in ferie per il Natale e probabilmente solo oggi la signora Ponte potrà essere sottoposta all’esame richiesto. Inutile parlare dell’ansia sua e dei parenti costretti a trascorrere il Natale senza avere notizie certe ed attendibili sullo stato di salute della congiunta.