Molti testi apocrifi riferiscono di avvistamenti UFO; questi tardi racconti vennero probabilmente distorti, interpretati in chiave mistica e legittimati attribuendoli a figure dell’Antico e Nuovo Testamento. Ma la verità potrebbe essere diversa…
di Alfredo Lissoni
In un precedente articolo abbiamo sottolineato come nei “jewish UFO files”, nei racconti ebraici delle origini, abbondassero i riferimenti ad apparizioni UFO nel Medioriente antico. Molte altre apparizioni, decontestualizzate, rilette in chiave mistica ed inserite in un contesto biblico a posteriori, potrebbero celare nuovi sconcertanti episodi.
Pur non appartenendo tutti alla tradizione ebraica, i cosiddetti “vangeli apocrifi” (cioè quelli non riconosciuti come canonici dalla versione dei Settanta) mostrano spunti assai interessanti per gli studiosi di ufologia; va altresì sottolineato che negli ultimi decenni è parere di una élite di studiosi internazionali che almeno il 90% degli scritti neotestamentari rinnegati dalla Chiesa possa godere di una credibilità pari a quella degli scritti ufficializzati. Una simile presa di posizione ha acceso in passato aspre diatribe, e non è un segreto che i vari testi apocrifi, come i Rotoli del Mar Morto esposti negli anni Novanta sia nei musei americani che vaticani, siano stati volutamente celati per molti anni, affinché non ne venisse divulgato il contenuto, esplosivo per gli uni, eretico e deviante per gli altri.
Occorre anche sottolineare che molti di questi testi, che rivelano presunte predicazioni di Gesù o riscrivono molti episodi cronachistici neotestamentari, sono stati effettivamente inventati di sana pianta o inquinati, anche a più riprese nel corso dei secoli con cancellazioni ed aggiunte, da gruppi gnostici e filosofici che nulla avevano a che spartire con l’ebraismo delle origini (esistono addirittura vangeli neoplatonici e musulmani). Le dottrine in essi contenute venivano solitamente attribuite a Gesù per conferire loro maggior credibilità. Aldilà di queste mistificazioni evidenti, non si può peraltro escludere che alcuni episodi cronachistici, come certe apparizioni di nubi volanti o certe “apparizioni”, venissero propagandate proprio in questi scritti, ma inserite in un contesto religioso, in quanto interpretate come-manifestazioni soprannaturali.
I “VIMANA” DEGLI EBREI
É dunque assai probabile, se non addirittura certo, che l’avvistamento di un UFO, nei secoli passati, sia stato interpretato come il transito di una “nube divina”; la funzione di queste nubi volanti, probabilmente introdotte a posteriori in molti testi parabiblici, è descritta assai minuziosamente in un vangelo apocrifo vecchio di duemila anni, che attesta dunque l’antichità di tale fenomeno. Noto come “Transito della Beata Vergine Maria”, esso è uno scritto attribuito, a torto o a ragione, ad un testimone oculare dell’epoca di Cristo, Giuseppe d’Arimatea, il pio ebreo che fu una delle persone maggiormente vicine alla famiglia di Gesù nelle ore della crocifissione; fu lui che donò il telo detto Sindone per avvolgere le spoglie di Cristo e fu sempre lui che ebbe in custodia il calice dell’ultima cena, il futuro Santo Graal. Nel vangelo a lui attribuito è descritta puntigliosamente la morte della Madre di Gesù. Vi si racconta che tre giorni prima del suo trapasso, la Madonna ricevette la visita di un angelo con una palma, che le preannunziava la sua prossima assunzione al cielo, senza precisare se in vita o da morta. E quando quel giorno arrivò, alla terza ora, tutti gli apostoli eccetto S. Tommaso si trovarono improvvisamente trasportati a Gerusalemme, dinanzi alla casa di Maria, a bordo di una nube. Un po’ come nel caso dei “vimana” indu.
Giuseppe narra che erano tutti sbalorditi per il loro repentino trasporto; non sapevano capacitarsi di cosa stesse succedendo; uno di essi, Simon Pietro, commentò addirittura: “Nessuno sa perché siamo qui. Ero ad Antiochia e a gran velocità mi sono ritrovato qui.” Stupiti, senza alcun ricordo, tutti gli apostoli erano stati come “teletrasportati” a bordo delle “nubi” (qui gli ufologi avrebbero di che sbizzarrirsi).
L’antico vangelo prosegue poi narrando l’arrivo, la domenica sempre alla terza ora, di Gesù. É quello il momento culminante di tutta la vicenda: la Madonna muore e la sua anima viene portata in cielo; sui presenti si verificò un effetto identico a quello toccato agli apostoli durante la trasfigurazione biblica di Gesù sul monte Tabor: tutti gli astanti caddero con il viso a terra, restando paralizzati ed incoscienti per un’ora e mezza, mentre l’anima di Maria veniva “portata via in una grande luce”; la nube che trasportava l’anima della Madre di Dio, viene detto, “si sollevò in cielo”, mentre un grande boato, un terremoto, scosse la terra.
Anche in questa antichissima narrazione troviamo degli effetti fisici tipici delle apparizioni UFO: rumori, luci, nubi e addirittura la paralisi totale di tutti i presenti e la cancellazione del loro ricordo, eccetto in uno dei presenti (ovvero, in colui il quale descrisse in questo modo “Il transito di Maria”).
Ripresisi, i discepoli, confusi e istigati da Satana, pensarono di seppellire o cremare il corpo di Maria, dice il cronista. Decisisi per l’inumazione, i discepoli si stavano apprestando a deporre il corpo della Vergine in un sepolcro, quando all’improvviso si verificava un secondo evento straordinario: di colpo appariva una misteriosa luce dal cielo che li abbatteva tutti a terra; in quel momento il corpo di Maria veniva sollevato in cielo da una forza invisibile e, secondo questo vangelo, portato in Paradiso; immediatamente dopo tutti i discepoli venivano poi riportati, a bordo della solita “spessa nube”, ognuno e singolarmente al proprio luogo di provenienza.
IL TRANSITO
La storia dell’assunzione in cielo del corpo di Maria non sembra essere il frutto solo di una fantasia accesa; di essa esistono almeno altri due scritti meno dettagliati, che probabilmente sono stati ispirati ad eventi “ufologici” che nulla avevano a che fare con la Madonna, ma che sono stati riletti nell’ottica di una visione mistica. L’episodio è stato tramandato per secoli nell’arte slava. Esiste una tavola pittorica che riproduce lo stesso evento: in essa si vede la Madonna portata in alto, mentre gli apostoli, a due a due, volano in cielo a bordo di strane nubi a goccia. Ma mentre il vangelo di Giuseppe d’Arimatea è presumibilmente di origine ebraica e vecchio di duemila anni, questo dipinto è di origine jugoslava; è un’opera del 1638 del pittore Kozma, è stato trovato a Piva ed ha soltanto trecento anni. Impossibile pensare che i due autori, l’estensore del vangelo o il pittore della tavola, possano essersi copiati; il dipinto di Kozma è noto da tre secoli, mentre il vangelo apocrifo, di cui in epoca medievale esistevano solo alcuni frammenti in latino, è stato ricostruito dal filologo tedesco Tischendorf e riportato alla luce dai biblisti solo in questo secolo.
É dunque lecito pensare che sia lo pseudo-Giuseppe d’Arimatea che il pittore Kozma assistettero indipendentemente ad apparizioni UFO, e rilessero gli episodi in chiave sovrannaturale, come reminiscenze o visioni di passati eventi divini?
In tal caso Kozma avrebbe riprodotto i sorvoli di UFO servendosi dell’iconografia mistica ortodossa; il suo dipinto, difatti, è strettamente collegato ad un più antico affresco jugoslavo, presente sulla navata della Chiesa di S. Sofia a Ocrida dell’XI secolo; esistono altri dipinti analoghi, sempre con la Vergine morente attorniata da “angeli in astronave”, ma la sagoma delle nubi è totalmente differente da quelle di Kozma; nella Galleria d’arte Tretjakov di Mosca ne troviamo almeno tre; uno è del XV secolo, della Scuola di Tver; un altro, intitolato “La dormizione”, è degli inizi del XIII secolo (detto “icona del monastero delle Decime di Novgorod”); è una tempera su legno che chiaramente riproduce uno schema classico per l’arte russo-ortodossa: la Madonna morente al centro di un letto, Gesù e gli apostoli al capezzale, gli angeli che scendono dal cielo. In questo caso però gli apostoli che arrivano volando sono dentro nubi rozzamente accennate, che non hanno alcuna relazione con i dipinti jugoslavi e che contornano banalmente le figure umane; esse scompaiono addirittura nella “Dormizione” realizzata da Teofane il Greco nel 1392, anch’esso custodito nella Galleria Tretjakov.
Gli “angeli in astronave” della Dormizione, dunque, non sempre sono una costante nell’arte slava. Ed occasionalmente sono dipinti “a goccia” come nella visione di Kozma.
Siccome non è stato possibile stabilire alcun legame diretto tra l’opera del pittore di Piva ed i vangeli apocrifi sopracitati, sino a prova contraria, dobbiamo dedurne che questi episodi siano indipendenti, e di natura ufologica. Inoltre la paralisi dei testimoni (evento oggigiorno associato a diversi casi UFO, come pure la cancellazione della memoria) la si trova anche nel papiro Bodmer, noto come “Natività di Maria” o “Protovangelo di Giacomo” che narra come durante la nascita di Gesù la gente di Betlemme, e persino gli animali, rimasero come pietrificati.
COME PIETRIFICATI
Racconta Giuseppe: “Guardai nell’aria e vidi immobili gli uccelli; guardai sulla terra e vidi degli operai con le mani coricate in un vaso; quelli che stavano portando il cibo alla bocca, immobili; i visi di tutti erano rivolti a guardare in alto. Ecco che le pecore spinte innanzi che invece stavano ferme; il pastore aveva alzato la mano per percuoterle, ma la sua mano era rimasta per aria. Poi, in un istante, tutte le cose ripresero il loro corso… Al luogo della grotta della Natività, ecco che una nube splendente copriva la grotta. Subito la nube si ritrasse dalla grotta, e nella grotta apparve una gran luce che gli occhi non potevano sopportare. Poco dopo quella luce andò dileguandosi fino a che apparve il Bambino.”
Nel “Vangelo dello pseudo-Matteo”: “Dalla sera alla mattina splendeva sopra la grotta un’enorme stella, la cui grandezza non si è mai vista dall’origine del mondo”.
La nube avrebbe portato in cielo Gesù durante un discorso in Galilea. Così nelle Memorie di Nicodemo: “Testimonianza di Adda, Finee e Ogia. Mentre era assiso sul monte di Mabrech ammaestrando i suoi discepoli, abbiamo visto una nube luminosa che lo copriva con i suoi discepoli. Quando Gesù si alzò, la nube lo trasportò nel cielo. I suoi discepoli erano invece stesi a terra e pregavano.”
La luce, secondo l’apocrifo “Vangelo di Pietro”, torna a portare via il corpo di Cristo crocefisso, custodito nel sepolcro: “Mentre i soldati facevano al guardia, una gran voce venne dal cielo. Ed essi videro i cieli spalancarsi e due uomini scendere di là, avvolti da una gran luce, ed avvicinarsi al sepolcro.”
In molte icone bizantine l’ascensione di Gesù viene raffigurata in maniera alquanto anomala: il Salvatore vola in ciclo all’interno di una forma ovoidale rossa (definita “mandorla sacra” che rappresenterebbe la stilizzazione di un pesce, nome che in greco ricorda il termine “Cristo”), in molti casi munita però di tre alettoni incandescenti; i discepoli presenti vengono spinti a terra come da un getto propulsivo ed assordante: difatti si coprono occhi ed orecchi, ed i loro abiti si gonfiano per l’aria smossa.
Negli “Atti degli apostoli” canonici (versione americana), l’ascesa al ciclo si conclude con queste parole: “La nuvola accolse Gesù, nascondendolo alla loro vista”.
Anche la nascita del Messia è rappresentata, in queste stesse icone, bizzarramente: il Bambino sembra quasi essere calato dall’alto, da una nube in un fascio di luce simile ad una corda (ad esempio, nelle Natività raffigurate su mosaico nella volta della Chiesa di Dafni, in Grecia, e nella Cappella Palatina di Palermo.
Entrambi le raffigurazioni sono del XII secolo; come pure in una miniatura armena del XIII secolo e nella “Natività” del russo A. Rublev, XV secolo).
É facile che tali modelli siano stati influenzati posteriormente da scritti analoghi al ritrovato “Vangelo dello pseudo-Tommaso”, che afferma: “Quando Zaccheo udì (Gesù bambino parlare) sbalordito, rivoltosi a Giuseppe, disse: O Fratello, in verità questo bambino non è nato su questa Terra; portalo quindi via da me.”
NASCITE MIRACOLOSE
Pure la nascita della Madonna, figlia di Gioacchino e di Anna, è stata associata ad un cosiddetto “concepimento sovrannaturale”.
Così scrive lo studioso Giulio La Greca, incrociando i vangeli con l’apocrifo “Protovangelo di Giacomo”: “Erano trascorsi quasi quarantun giorni da quando Gioacchino s’era appartato nel deserto, per implorare un miracolo. Ma al quarantunesimo giorno ricevette una visione dal cielo: due angeli lo invitavano a tornare a casa, perché la sua implorazione, di avere un figlio, era stata esaudita. La gravidanza di Anna sarà oggetto di discussioni tra i primi maestri della Chiesa: fu un concepimento ‘sovrannaturale’ oppure la naturale conseguenza di un seme deposto dal marito prima che si ritirasse nel deserto? Poiché trascorsero nove mesi oltre ai quaranta dall’astinenza di Gioacchino, la maggioranza degli studiosi dedusse che ebbe a trattarsi di una gravidanza angelica.”
I rapimenti “celesti” sono spesso associati alle “ali di Dio”. Boaz accolse Ruth nella comunità ebraica come colei che era “venuta sotto le ali” di Yahweh.
Il salmista biblico (Salmi 18,10-13) così descriveva la discesa del Signore dai cieli: “Egli salì su un cherubino e se ne andò in volo; si librava in volo su ali di vento”. I cherubini erano dunque, più che angeli, veri e propri “carri celesti”.
Nella Bibbia si menziona anche una possibile astronave-madre come un “rotolo volante” (Zaccaria, 5,1-2). L’unico oggetto ordinario che in quell’epoca potesse essere paragonato all’astronave dalla caratteristica forma a sigaro era proprio un rotolo di pergamena.
Sempre Zaccaria (6,1) menziona anche quattro carri che sbucano fra due monti, che salgono come nubi e sono come turbini.
UFO e nubi, poi, sono una costante anche negli episodi veterotestamentari, sia canonici che eterodossi.
In un’appendice alla versione etiopica del “Libro di Enoch”, si legge: “lo vidi là, nel cielo, come una nuvola che si vedeva bene, ma a causa della sua grande profondità non potevo vedere tutta la parte di sopra; vidi la fiamma del suo fuoco bruciare fragorosa e delle forme simili a montagne brillanti, che turbinavano e si muovevano qua e là.”
Ed Enoch interroga l’angelo che lo ha rapito in cielo e che gli è vicino, dicendo: “Che cos’è quest’oggetto brillante? Perché non è il cielo stesso, ma una fiamma di fuoco soltanto, che brilla ed ha un rumore di grida, di pianti, di lamenti e di grande sofferenza?”
A BORDO DI UNA NUVOLA
Nella “Torah” è scritto: “Mosè e Giosuè si presentarono nel tabernacolo della testimonianza (l’arca dell’alleanza). li Signore vi apparve nella colonna della nuvola, la quale si posò all’ingresso del tabernacolo. Ora avvenne che, quando i sacerdoti furono usciti dal Santuario, la nuvola riempì la casa di Dio.”
E nel “Libro dei Re”: “Allora Salomone disse: Il Signore ha detto che Egli abiterebbe nella nuvola”; nel “Secondo Libro dei Paralipomeni”: “La casa di Dio fu riempita da una nuvola, ed i sacerdoti non potevano più starvi né fare le loro funzioni a causa della caligine, perché la Gloria del Signore aveva riempito la casa di Dio”.
La caligine ritorna anche nel “Libro della Sapienza”, quando le tenebre avvolsero gli egizi che opprimevano gli ebrei: “Gli oppressori non erano sicuri neppure nei recessi in cui si rifugiarono, poiché li atterrivano i rumori risonanti dall’alto e apparivano loro lugubri spettri con mesti volti. Non c’era forza di fuoco che potesse far luce; neppure le brillanti fiamme degli astri riuscivano ad illuminare quella notte orrenda. Tutto il mondo era rischiarato da una vivissima luce e attendeva senza impedimento ai suoi lavori. Solamente su di quelli si stendeva una gravosa notte…”.
E nell'”Apocalisse” di Giovanni: “E udirono una gran voce dal cielo, che disse loro: Salite quassù. E salirono in una nuvola al cielo e i loro nemici li videro.”
Nell'”Apocalisse di Pietro” (apocrifa): “Sopravvenne una grande nube, che si distese sulle nostre teste. Era bianchissima. E portò via Nostro Signore, Mosè ed Elia. E io, Pietro, ne tremai e ne fui turbato. Anche il cielo era aperto.”
E nella apocrifa “Apocalisse di Baruc”: “E vidi una nube che saliva dal mare, piena di acque bianche, nere e di ogni colore, con qualcosa di simile al lampo sui bordi superiori. E, prima che la nube si dissipasse, caddero acque nere e vi si mescolò del fuoco, che portava rovina e corruzione… Poi vidi il lampo del bordo superiore della nube radunar la nube stessa e lanciarla sulla Terra. Questo lampo divenne luminoso al punto di illuminare tutta la Terra.”
Nella visione profetica di Esdra: “Vidi un vento levarsi dal mare e sconvolgerne i flutti. Poi vidi questo vento far uscire dal mare una figura come d’uomo; e quest’uomo volava con le nubi del cielo e ovunque egli volgesse la faccia, per guardare, tutto alla sua vista tremava… Poi vidi tutti coloro che si erano radunati per combatterlo, colti da un grande timore; vidi che egli fece uscire dalla sua bocca come delle ondate di fuoco e dalle sue labbra un soffio infuocato e dalla sua lingua un turbine di scintille, per riversarsi sulla moltitudine degli assalitori, che venivano ad attaccarlo. Tosto io non vidi più che cenere e odor di fumo.”
Così la biblica apparizione di Yahweh sul Sinai: “Ecco, lo scendo a te nel denso di una nube. Il Monte Sinai era tutto fumante, perché il Signore era disceso su di esso, nel fuoco; il fumo si elevava come quello di una fornace e il monte si scuoteva violentemente” (secondo i commentatori della “Bereshit Rabba”, l’Ente che si manifestò sul Sinai disse di chiamarsi “Anoki, il Signore Dio tuo”).
Ancora nel “Protovangeio di Giacomo”, concordemente a quanto dicono Matteo (17,5) e Marco (9,7), l’apostolo, descrivendo la nascita di Gesù, precisa: “E si fermarono, Giuseppe e la levatrice, al luogo della grotta, ed ecco una nuvola luminosa che adombrava la grotta. E subito la nuvola si ritraeva dalla grotta, ove apparve una gran luce, sicché i nostri occhi non la potevano sopportare. E poco dopo quella luce si dileguò, sino che apparve il Bambino.”
Anche Eva, secondo un libro armeno sull’infanzia di Gesù, sarebbe stata testimone di quei prodigi: “Eva, nostra prima madre, vide una nuvola levarsi al cielo, staccandosi dalla grotta, e alla parte opposta, una luce splendente, che si era fermata davanti alla mangiatoia delle bestie.”
Anche Isaia aveva profetizzato che il Signore sarebbe venuto “su lieve nube”.
Nel “Vangelo di Efrem il Siro”, che preconizza la fine del mondo, si legge: “Allora gli angeli accorreranno da tutte le parti ed eleveranno tutti i santi ed i fedeli, nella Gloria sulle nubi”.
Le nubi sarebbero rimaste una costante della cultura ebraica; in una “Illustrazione di favola” del 1483, opera del rabbino Jitzhaq Ben Shelomoh, si vedono cinque persone (rabbino compreso) osservare il passaggio di una sorta di cometa composta da una testa a forma di sole, da un corpo sigariforme a sagoma di nube, ma coperto di stelle e di greche. Si tratta di un disco volante ante litteram?
E NELL’ANTICO TESTAMENTO…
Molti sono i riferimenti ufologici che studiosi come Erich Von Däniken e Ulrich Dopatka ritengono di avere rinvenuto nella versione tedesca dell’Antico Testamento.
Dopatka, nel suo “Lexikon der Prae-Astronautik”, cita la visione di Giovanni Apostolo che, nel capitolo 20 dell’Apocalisse, “sempre che non abbia tratto lo spunto da testi più antichi, descrive un suo viaggio spaziale: ‘La Terra e il Cielo fuggirono’, dice; e poco dopo: ‘Vidi un nuovo Cielo ed una nuova Terra, perché il primo Cielo e la prima Terra erano spariti ed anche il mare non c’era più’. Quindi descrive così una città a lui sconosciuta: ‘E la città era di oro puro, simile a puro cristallo. E la città non ha bisogno di sole perché la illumina la Gloria di Dio'” conclude Dopatka.
Lo studioso identifica nel misterioso “trono di Dio” descritto altrove dall’apostolo una nave spaziale, che rassomiglia straordinariamente alla “Gloria del Signore” descritta da Enoch (nei testi apocrifi) ed i cui piloti sono identici a quelli della biblica “visione di Ezechiele”.
Racconta Giovanni: “Attorno al trono v’era un arcobaleno che a vederlo somigliava ad uno smeraldo; e davanti al trono c’era come un mare di vetro simile al cristallo e in mezzo al trono e attorno al trono quattro creature viventi, piene d’occhi davanti e dietro… Il loro torace somigliava a corazza di ferro e il rumore delle loro ali era simile allo strepito di carri a molti cavalli; dalla loro bocca usciva fuoco, fumo e zolfo…”
Dopatka e Von Däniken sottolineano altresì che il dio di Abramo era solito allontanarsi “levandosi in alto” (Gen. 17,22) e scrivono: “Un dio personificato avrebbe potuto scomparire, svanire, ma non dirigersi verso l’alto, seguendo una rotta ben definita che lo portava nel cosmo”.
Per la descrizione dei misteriosi visitatori si appoggiano al racconto che ne fa il profeta Daniele, che avvista “un vegliardo la cui veste era bianca come la neve e i capelli come lana pura; fiamme di fuoco erano il suo trono e le ruote d’esso erano fuoco ardente”; poi fanno notare che Isaia (13,5) così spiega la provenienza degli angeli: “Vengono da lontani paesi, dagli ultimi confini del mondo, a distruggere tutta la Terra”.
Infine riportano, traendolo da un testo apocrifo (L’Apocalisse di Baruc) dell’incontro di Baruc con un angelo, sulle rive del Kidron; il misterioso visitatore conduce con sé in cielo il profeta, “dove c’era una corrente che nessuno poteva varcare, neppure il più remoto alito di vento… e mi portò nel primo cielo e mi fece vedere una porta immensa. E noi vi entrammo, come portati dalle ali, percorrendo una distanza pari a trenta giornate di viaggio. E all’interno del cielo mi mostrò una pianura. E vi abitavano uomini che avevano il volto bovino, le corna simili a quelle del cervo, e le zampe come quelle delle capre e i fianchi come quelli degli agnelli.”
“Più tardi – commentano i due – l’angelo gli dice che anche questi esseri sono degli angeli (forniti forse di pesanti tute spaziali e di apparecchi respiratori?). Baruc vede inoltre carri a quattro ruote sotto i quali divampa un fuoco; partendo provocavano un rumore di tuono…”.
Anche gli Ebrei avevano dunque i loro “vimana”…